Qui sotto pubblico, suddiviso in più parti, il rapporto di minoranza che ho redatto in seno alla Commissione della pianificazione del Consiglio comunale di Mendrisio.
Il prossimo 13 luglio il Consiglio comunale di Mendrisio deciderà sul Messaggio municipale concernente la pianificazione del comparto di Villa Argentina.
I consiglieri comunali dovranno scegliere se accogliere il rapporto di maggioranza della Commissione della pianificazione redatto da due PPD e purtroppo sottoscritto da due commissari PLR e dal commissario socialista (ma Insieme a sinistra non aveva nel programma elettorale di salvaguardare il Parco di Villa Argentina come richiedeva la petizione Un magnifico Parco per il Magnifico Borgo? viva il rispetto delle promesse elettorali ...) oppure quello di minoranza che ho redatto e che il commissario di Lega-UDC ha sottoscritto.
A dire il vero il rapporto di maggioranza non l'ho ancora letto tutto perché dopo averlo scaricato dal sito del Comune e averne letto l'inizio mi sono accorto che hanno copiato parti del messaggio municipale (!!) compresa la data sbagliata di approvazione del messaggio municipale che evadeva la mozione presentata dall'avv. Rossano Bervini ... Questo è un particolare rivelatore della superficialità con cui i CC della maggioranza conoscono e trattano il tema. Purtroppo dovrò (ri)leggere il rapporto di maggioranza per preparare l'intervento in CC.
Il mio rapporto, di 32 pagine, è suddiviso in due parti principali: la prima su come si deve (dovrebbe) pianificare un'area così pregiata e la seconda sull'analisi della variante 2014 sottoposta al voto del CC. Auguro una buona lettura.
Tiziano
RAPPORTO di minoranza - relatore: Tiziano Fontana, capogruppo dei VERDI, sul MM 49/2014 Adozione della Variante al Piano particolareggiato di Villa Argentina (PP2 o PPVA)
INDICE della I Parte
I Come pianificare un'area «singolarmente connotata per la magnificenza»? p. 1
I.A La tutela del Cantone: decisa nel 1985 e tolta parzialmente nel 1989 p. 4
I.A.1 Motivi e portata della tutela legale da parte del Cantone p. 4
I.A.2 La rinuncia alla tutela della parte alta del parco: una questione di convenienza p. 4
I.B Villa Argentina e il suo Parco: un esempio sapiente nel solco di una tradizione secolare p. 5
I.B.1 La tradizione rinascimentale p. 5
I.B.2 Il legame tra Villa Argentina, parco e intorno naturale p. 7
I. Come pianificare un'area «singolarmente connotata per la magnificenza»?
Il Piano particolareggiato di Villa Argentina (PPVA) ha il suo fulcro nella villa ottocentesca dalla quale prende il nome. Se si vuole pianificare con cognizione di causa un'area che ha caratteristiche specifiche tali da renderla ancora oggi un unicum si deve comprendere il valore storico-artistico e paesistico della villa e del suo parco, nonché del contesto urbano in cui sono inserite. Vi sono tre elementi principali che ci permettono di prendere coscienza di tale valore:
- Villa Argentina e il suo parco (46'172 mq) furono dichiarati monumenti storici e artistici dal Cantone nel 1985 e furono protetti ai sensi della Legge per la protezione dei monumenti storici e artistici (19.4.1966), allora in vigore;
- oggi, la villa e il parco (solo per la sua parte di proprietà pubblica, pari a 27'892 mq), sono un bene culturale protetto a livello cantonale giusta la Legge sulla protezione dei beni culturali (LBC del 1997);
- la Confederazione, tramite l'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere – ISOS (quello riguardante il nostro Cantone fu approvato dal Consiglio Federale il 1.1.1995), ha sottolineato il valore di grande pregio dell'area in questione: via Alfonso Turconi si caratterizza per la preziosità delle emergenze – Villa Torriani e Villa Argentina – che «trova adeguata cornice nei generosi e sontuosi parchi in cui si pongono», nonché dell'ex-Ospizio della Beata Vergine; inoltre sostiene che «tutto l'insieme ha un che di grandioso nella coerenza stilistica frutto della pianificazione dell'intero asse, nel prezioso elemento di continuità e coesione dato dalle eleganti recinzioni e cancellate verso strada, tale da non riscontrarsi neppure nei centri urbani di maggiori dimensioni». Quest'area è inventariata come categoria di rilievo "A", che presuppone una sostanza originaria, vale a dire che la maggior parte degli edifici e degli spazi presentano tratti distintivi tipici di un'epoca o di una regione, con una qualità storica e architettonica reputata ottima. Inoltre, a tale comparto l'ISOS attribuisce l'obiettivo di salvaguardia "A": si impone la conservazione della sostanza (conservare integralmente tutti gli edifici, parti dell'impianto, spazi liberi; eliminare gli elementi perturbanti; come ulteriori raccomandazioni di salvaguardia indica: divieto di demolizione e di nuove edificazioni; norme rigorose per i rifacimenti). L'ISOS deve servire alla protezione dei siti nell'ambito della pianificazione del territorio. Preso atto di questi atti normativi e strumenti d'analisi ne consegue che pianificare questo comparto implica l'obbligo di porre l'elevato e irripetibile valore storico-artistico e paesistico dell'area in questione – che deriva dai suoi edifici (Villa Argentina, Villa Torriani, ex-Ospedale della Beata Vergine, edifici minori del XIX s.) con relativi parchi e dal contesto – come elemento fondante al quale qualsiasi altra considerazione e valutazione devono essere subordinate.
La pianificazione di un'area di tale pregio e «singolarmente connotata per la magnificenza» (come scrive il Dipartimento del territorio nel suo esame preliminare del 25 ottobre 2012, p. 9) deve quindi sottostare a criteri e a principi urbanistici, architettonici e paesistici di tutela stabiliti a livello internazionale e riconosciuti a livello federale e cantonale, tra i quali vi sono quelli enunciati nella Carta dei giardini storici (ICOMOS – IFLA), nei Principi per la tutela dei monumenti storici in Svizzera (Commissione federale dei monumenti storici, CFMS) e nel documento Tutela del contesto dei monumenti storici (CFMS).
Voler pianificare senza tenere conto delle particolarità culturali del luogo e dei principi sopra enunciati, come propone invece il Municipio di Mendrisio nella variante elaborata dal pianificatore comunale Studi Associati SA e supportata/suggerita dallo studio elaborato dalla professoressa dell'Accademia di architettura Martina Voser e dall'arch. Nicola Castelletti su mandato congiunto Municipio/Accademia, equivale a voler coscientemente ignorare la nostra storia e cultura e quindi a distruggere il nostro patrimonio storico-artistico e paesistico più pregiato: si tratterebbe di un atto di barbarie culturale e civile.
La proposta pianificatoria municipale rientra nell'«urbanistica di colonizzazione» (termine usato dall'arch. Tita Carloni in alcuni suoi scritti) perseguita a partire dagli anni Sessanta del Novecento e che ha portato alle devastazioni del paesaggio che viviamo quotidianamente.
Pertanto la proposta di variante dovrebbe essere respinta nella sua impostazione generale e nella sua attuazione pratica per quanto attiene alla zona edificabile A2, alla mancata estensione del perimetro di rispetto cantonale, alla mancata tutela delle ville site sui fondi mappali 1169-1170-1171 RFD Mendrisdio, al mancato inserimento nel PP della porzione di terreno fondo mapp. 3043 confinante con l'Istituto per minorenni Torriani e per la mancata tutela di alcuni elementi caratteristici del PP, mentre merita tutela per la volontà di acquisire il fondo mapp. 3043 permettendo così di ricostituire il parco nella sua estensione storica.
Di conseguenza si impongono diversi emendamenti per rendere la variante del PP rispettosa del valore storico-artistico e paesistico dell'area in questione.
I.A La tutela del Cantone: decisa nel 1985 e revocata parzialmente nel 1989
È opportuno chiarire subito la questione della tutela cantonale poiché aspetto di primaria importanza culturale e pianificatoria.
I.A.1 Motivi e portata della tutela legale da parte del Cantone
Tramite risoluzione del 12 agosto 1985 il Dipartimento dell'ambiente ha dichiarato «monumenti» (ai sensi dell'allora vigente Legge sui monumenti storici) iscrivendoli nell'elenco dei monumenti storici e artistici del Cantone Ticino: «Villa Argentina, al numero di mappale 1166 A, in Via Largo Bernasconi a Mendrisio, con i subalterni B (cucina), C (bagno), D (lavanderia), E (veranda), F (casa di abitazione), G (garage), R (padiglione), che fanno parte integrante dell’edificio principale; il parco annesso, nella sua totalità, ai subalterni v, w, x, y, z, a 1, b 1, c 1, d 1». La risoluzione sopracitata così motivava la decisione: «considerato che la villa Argentina di Mendrisio, realizzata attorno al 1872, seguendo la tradizione palladiana e talune caratteristiche delle costruzioni coloniali, dall'architetto Antonio Croci di Mendrisio, e il parco circostante, raro esempio integro di spazio disegnato dell'Ottocento nel Mendrisiotto, costituiscono una testimonianza storica e artistica meritevole di protezione».
I.A.2 La rinuncia alla tutela della parte alta del parco: una questione di convenienza
Il fondo no. 1166 comprendente Villa Argentina e il suo parco, avente un'estensione di 46'172 mq, fu acquistato da un privato, nel 1988, agli ultimi proprietari, gli eredi Bernasconi. Dopo trattative, nell'aprile 1989, il Comune di Mendrisio comprò la Villa e una parte del suo parco (27'892 mq). Rimasero in mano privata 18'280 mq, corrispondenti alla collina e alla parte pianeggiante retrostante, che costituirono il nuovo mappale no. 3043. Questa nuova situazione ebbe una conseguenza diretta sulla tutela posta dal Cantone: i 18'280 mq di proprietà privata furono tolti dal vincolo di monumento storico.
È indispensabile chiarire la ragione di tale, a prima vista, inspiegabile e ingiustificabile cambiamento. Con decisione 18 dicembre 1989 il Dipartimento dell'ambiente modificò la sua precedente decisione di tutelare tutta l'area di Villa Argentina. «Il Dipartimento dell’ambiente (…) preso atto delle transazioni immobiliari per la particella nr. 1166 (Villa Argentina) in Mendrisio e delle conseguenti mutazioni; considerato che l'iscrizione è tuttora valida, ma necessita di precisazione in ordine alle mutazioni intervenute a Registro Fondiario; su proposta della Commissione cantonale dei monumenti storici, decide: 1. La decisione dipartimentale del 12 agosto 1985, relativa alla declaratoria di monumento storico per la Villa Argentina, al numero di mappale 1166A, in Via Largo Bernasconi a Mendrisio, è confermata per i subalterni: B (cucina), C (bagno), D (lavanderia), E (veranda), F (casa di abitazione), G (garage); il parco annesso, nella sua totalità, ai subalterni v, x, z, a 1, b 1, c 1, d1; di proprietà del Comune di Mendrisio; 2. Sono stralciati dal vincolo di monumento storico i subalterni R, w, y, ora assegnati al nuovo numero di mappale 3043 liberato nella sua totalità».
All'origine di tale cambiamento non vi fu una riconsiderazione del valore culturale del Parco, come dimostrano i verbali dell'epoca, ma una questione di transazione immobiliare. Infatti, il Comune di Mendrisio volendo acquisire Villa Argentina optò per un compromesso, come riportato nel rapporto 24 maggio 1988 del Capo dell'Ufficio tecnico comunale: «20.05.1986: La Commissione P.R. propone di intavolare trattative con i proprietari per l'acquisizione della Villa e del parco annesso. Ritiene opportuno indire un incontro con l'Ufficio Monumenti Storici (prof. Donati) per verificare le possibilità di recuperare una parte dell'area per destinarla all’edificazione. È convinzione unanime che il vincolo di monumento storico preclude l’edificabilità prevista dal P. R.; 05.06.1986: (…) Il prof. Donati dichiara che non si deve lasciarsi sfuggire quest'occasione [vale a dire l'acquisto di Villa Argentina]. (…) Ritiene giustificato il fatto di concedere l'edificabilità della parte superiore (pianoro) in modo da rendere finanziariamente accettabile l'acquisizione da parte del Comune». Il Cantone, per permettere che la trattativa in corso tra il Comune e il privato che aveva acquistato tutto il comparto di Villa Argentina si concludesse positivamente, tolse il vincolo di protezione: in questo modo si permise di concentrare le possibilità edificatorie sul pianoro retrostante la collina.
Riassumendo: In un primo tempo (1985) l'autorità cantonale – alla quale la legge assegna il compito istituzionale di tutelare il patrimonio culturale del Cantone – riconobbe correttamente il valore eccezionale di Villa Argentina e del suo Parco e conseguentemente li pose sotto tutela tramite un vincolo legale; in un secondo tempo (1989), tale tutela fu parzialmente revocata, per uno scopo contingente, in contrasto con la motivazione del 1985.
Oggi, a trent'anni di distanza e mutata radicalmente la situazione, il Consiglio di Stato dovrebbe, se rimanesse coerente con la valutazione che portò alla tutela nel 1985 e rispettasse il mandato conferitogli dalla legge, ripristinare d'ufficio il vincolo di protezione su tutta l'area storica del Parco per impedire un'edificazione estranea ai principi che governano la tutela dei parchi storici.
I.B Villa Argentina e il suo Parco: un esempio sapiente nel solco di una tradizione secolare
I.B.1 La tradizione rinascimentale
Per la visione urbanistica e pianificatoria che ci ispira e che sosteniamo con questo rapporto commissionale è importante sottolineare l'aspetto rilevato dall'arch. Fabio Reinhart (e confermato, in particolare per quanto attiene al legame villa-parco, dall'arch. del paesaggio Niccardo Righetti), vale a dire l'appartenenza di Villa Argentina alla tradizione plurisecolare dell'architettura di villa (iniziata con le dimore rinascimentali italiane) che ha influenzato anche l'evoluzione dell'architettura del paesaggio, europeo e mondiale, dal tardo Quattrocento fino all'inizio del Novecento . Nell'evoluzione di questa tradizione un punto di svolta è costituito dai modelli sviluppati, da una parte, da Giuliano da Sangallo e da Lorenzo de' Medici e, dall'altra, da Raffello Sanzio, che si ispirarono alle ville dell'antica Roma coi loro giardini, all'architettura classica e ad autori di quel periodo, tra cui Plinio il Giovane. Andrea Palladio si inserisce in questa evoluzione acquisendone le innovazioni che unisce alle tradizioni architettoniche dei luoghi in cui opera. Come ricordato dalla professore emerita di architettura del paesaggio Maniglio Calcagno «gli architetti, che sempre più frequentemente intervennero nella sistemazione degli spazi che circondavano la villa, concepirono il giardino non come una organizzazione di elementi diversi, prevalentemente vegetali, indipendenti dall'abitazione, ma come il prolungamento all'esterno della struttura formale dell'edificio, come un complesso architettonico paesistico unitario e coordinato, in cui realizzare il collegamento tra il volume della villa e l'ambiente». Da quel periodo storico la residenza fu collegata alla campagna circostante, con gli spazi coltivati, orti e frutteti.
Il progetto di Villa Argentina dell'architetto Antonio Croci si inserisce consapevolmente e sapientemente in questa secolare tradizione.
I.B.2 Il legame tra Villa Argentina, Parco e intorno naturale
Villa Argentina costituisce un significativo esempio di dimora borghese ottocentesca e un unicum in Ticino; essa fu progettata nel 1873 ed edificata negli anni 1876/1878 dall'architetto Antonio Croci (1823–1884). Inserita in una proprietà avente un’estensione pari a 46'725 mq nel 1910, all'epoca situata ai margini del Borgo di Mendrisio, «Villa Argentina rappresenta un tentativo perfettamente riuscito di fondere la tradizione palladiana con il principio della veranda caratteristico delle costruzioni coloniali (…)» . Alla villa si unisce inscindibilmente il suo Parco, una ricercata composizione architettonica e botanica che accosta elementi tipici dello stile rinascimentale dei giardini all'italiana (assialità, delimitazioni, scenografia e rapporto con la campagna) allo stile inglese (ampi prati verdi con vialetti e gruppi d'alberi secolari). Il Parco si compone di un giardino ornamentale e di diletto, nella parte pianeggiante attorniante la villa, e di una parte collinare, agricola, composta dai terrazzamenti coltivati in passato a frutteto, vigna e orti, nella quale sono inserite le strutture architettoniche scenografiche costituite dai muri di contorno e dal belvedere con le ali laterali a pergolato (queste strutture sono state in gran parte manomesse e versano in stato precario). Vi sono più elementi che mostrano l'inscindibile legame esistente tra Villa Argentina e il suo Parco: «l'assialità, la delimitazione, la scenografia e il rapporto con la campagna. L'accentuata assialità ricercata dal Croci nell'edificazione della Villa viene ripresa e dilatata al suo esterno. Sul fronte d'entrata, tramite il posizionamento del cancello principale, dell'aiuola circolare e dal tracciato del viale d'accesso che attornia quest'ultima e che prosegue parallelamente ai lati della costruzione principale. Sul fronte retrostante dal cortile verso le scuderie [demolite nei primi decenni del ‘900] disposte a specchio e aventi un'apertura centrale e dalla sequenza: grotta, cancello, rampe incrociate, berceau. […] La descritta sequenza assiale è parzialmente ripresa da modelli di parchi rinascimentali e barocchi ed è particolarmente vicina alle sistemazioni esterne delle ville di tipo palladiano sparse per la campagna veneta (…)» . All'assialità principale, che coinvolge la villa e il belvedere (da via Alfonso Turconi alla collina), si uniscono perpendicolarmente le linee di incardinamento che coinvolgono l'asse selva castanile – Monte Generoso. Innanzitutto vi sono i viali che conducono nella selva castanile e che la percorrono al suo interno (ancora oggi sono visibili oltre al viale asfaltato una fontana, i resti di un viale acciottolato – in stato deplorevole per mancanza di manutenzione – e di una grotta nella parte della selva castanile che affianca il terrazzamento sotto il belvedere) fino ad arrivare alla struttura architettonica del belvedere e al pianoro retrostante. Inoltre vi è il viale che esisteva a lato del muro del belvedere, sotto il pergolato (quest'ultimo oggi non è più esistente poiché smantellato; non è chiaro chi sia stato il responsabile di questo atto vandalico).
Questi assi di incardinamento prospettico, strutturazione paesaggistica di radice rinascimentale, sono elemento culturale preminente anche per il Parco di Villa Argentina; il rapporto con la campagna e con la natura sono uno degli obiettivi perseguiti e sapientemente raggiunti dal progetto dell'arch. Antonio Croci.
Da qui l'attualità straordinaria del Parco di Villa Argentina, «raro esempio integro di spazio disegnato dell'Ottocento nel Mendrisiotto». Infatti questo progetto ottocentesco assume un'esemplarità per il mondo contemporaneo poiché si contrappone all'urbanistica dominante, preda di titanismo e di speculazione. Questi ultimi elementi, altamente distruttivi del tessuto urbanistico precedente, stanno creando realtà urbane alienanti, sia per le dimensioni degli edifici, sia per il rapporto di estraneità con la natura, sia per le prospettive visive limitate e limitanti cui ci costringono.
Per quanto riguarda l'effetto scenografico l'arch. Righetti rileva nel disegno globale di Croci «una perfetta organizzazione teatrale dello spazio. Così se la facciata posteriore di Villa Argentina diventa palco di visione verso il parco, il cortile ne diventa platea, le scuderie con il vistoso passaggio centrale arco scenico, i manufatti laterali alle scuderie e le scuderie stesse prima quinta scenica, la vegetazione retrostante seconda quinta scenica, il grande declivio a prato la vera scena e la scarpata con al suo culmine il berceau con le ali a pergolato il ciclorama di chiusura. Che dire d'altro se non semplicemente: geniale!» . A proposito del belvedere l'arch. Righetti afferma: «completamente originale, ma purtroppo in uno stato decisamente precario, si presenta il belvedere (berceau) con le sue ali laterali a pergolato. L'intera struttura metallica presenta un finissimo disegno di ricami in lamiera intagliata di rara ricercatezza così come lo sono i dettagli della costruzione metallica portante. L'importanza di questo manufatto nel concetto spaziale/architettonico voluto dal Croci è evidente: sia come elemento di chiusura del parco sia come punto d'arrivo dell'asse principale assume infatti un'importanza scenografica unica. La struttura centrale del berceau così come il muro di sostegno retrostante sono riportati sul piano catastale del 1883. Alcuni documenti precedenti ne comprovano comunque l’esistenza già a partire dal 1880» .
Infine, per quanto concerne il rapporto con l'ambiente circostante: «con la sistemazione esterna di Villa Argentina l'arch. Croci dimostrò infatti un consapevole rapporto con la campagna che non viene negata od esclusa, ma che viene direttamente coinvolta nell'essere stesso del parco: che ne sarebbe infatti di quest'ultimo se la scarpata a monte fosse stata trasformata in bosco e non fosse rimasta frutteto/vigneto? È con questa sensibile attenzione, che sfocia in un raffinato quanto oscuro gioco intellettualistico, che il Croci ha forse voluto confrontare i fruitori o comunque estimatori del parco con una domanda alla quale non si potrà mai dare risposta completa: sapere cioè fino a che punto è l'urbano a imporre la sua civiltà e la sua estetica alla campagna, e fino a che punto è il rurale, la norma faticosamente creata dall'esperienza, a influenzare l'artificiosa natura del giardino. Con la morte dell'edificatore [l'arch. Antonio Croci muore nel 1884] e del committente [nel 1889] di Villa Argentina si chiuse quindi un primo ciclo nella sistemazione esterna di Villa Argentina, sicuramente il ciclo più ragionato e di maggior valore storico-culturale, che fonda il suo essere stesso nelle radici rinascimentali o comunque barocche del tipico giardino all'italiana del primo Ottocento».
Le considerazioni formulate dall'arch. del paesaggio Righetti permettono di avere una buona base di partenza per comprendere il valore del Parco e della Villa Argentina con una visione allargata alla confinante villa Torriani. Esse dovrebbero essere comunque approfondite con uno studio specifico sul Parco, la Villa Argentina e il contesto.
Partendo dagli studi degli architetti Reinhart e Righetti e volendo approfondire le ipotesi di valorizzazione filologica e restuaro conservativo del Parco di Villa Argentina, nell'autunno del 2012 il Comitato Parco di Villa Argentina diede mandato all'arch. del paesaggio FSAP Heiner Rodel, responsabile dell'elenco dei giardini storici ICOMOS-FSAP per il Cantone Ticino, di allestire un progetto di massima che permettesse di tenere conto dell'elevato valore storico-artistico e paesistico dell'area in questione e, contemporaneamente, di un uso moderno del Parco: unire la storicità alla modernità questa era la sfida alla quale il Comitato voleva rispondere. Il progetto fu presentato pubblicamente nel marzo 2013 e in seguito a una delegazione del Municipio di Mendrisio. L'arch. Rodel disse nell'intervista apparsa nell'opuscolo Uno storico parco per la nuova Mendrisio edito dal Comitato che «il parco è da considerare un insieme di notevole valore culturale e ritengo importante un approfondimento della ricerca sulla sua storia in modo da poter trovare valide soluzioni ed escludendo così imperdonabili errori».
Questi elementi storici, artistici, architettonici e paesistici devono orientare e porre i limiti all'azione pianificatoria, in particolare a quella riferita alla Villa Argentina e al suo Parco. Non farlo costituisce una consapevole operazione di incultura territoriale e di distruzione del patrimonio architettonico e paesistico di pregio che qualsiasi città degna di questo nome, andandone fiera, dovrebbe, al contrario, rispettare, proteggere e valorizzare con un restauro conservativo.