Intervista allo storico dell’arte
Tomaso Montanari
Tomaso Montanari ha tenuto due conferenze ricche di appassionanti riflessioni sul valore civile del patrimonio culturale nel 2018 in Ticino in conclusione delle manifestazioni per l’Anno europeo del patrimonio culturale: l’una presso il Teatro Sociale di Bellinzona, il 24 settembre 2018, l’altra, il giorno seguente, presso l’Aula Magna del Liceo cantonale di Lugano 1.
Le domande 8-10 sono state formulate dalla storica dell'arte Alice Geronzi le altre da me. L'intervista è stata pubblicata sulla rivista della Società ticinese per l'arte e la natura Il nostro Paese del dicembre 2018. Tiziano
di Tiziano Fontana
1.Nei suoi scritti di impegno civile emerge una preoccupazione costante: aiutare il lettore a comprendere il valore civile del patrimonio culturale. Spesso però politici, giornalisti e intellettuali sostengono l’idea secondo la quale la difesa del patrimonio storico-artistico è qualcosa di elitario che solo le classi agiate possono permettersi. Perché, in realtà, non è così? Quali argomenti utilizzerebbe per far comprendere agli abitanti delle periferie degradate di una grande città europea che è loro dovere, e anche interesse, difendere il patrimonio storico-artistico? Rispettivamente, perché chi è in una condizione economica molto agiata dovrebbe fare opera di mecenatismo e aiutare a salvaguardare il patrimonio? Infine, come convincere un’autorità politica a investire risorse finanziarie nella salvaguardia e nella conservazione del patrimonio culturale?
Pensare che solo l’élite debba occuparsi del patrimonio significa aver trascurato un dettaglio della storia moderna: la Rivoluzione francese, la fine dell’antico regime. Il patrimonio della corona e del re diventa allora patrimonio della nazione, e del popolo. Da qui parte l’idea, variamente consacrata dalle costituzioni moderne, che la cultura e anche il patrimonio siano strumenti di costruzione della democrazia: esattamente come la scuola. Le classi dirigenti dovrebbero capire che se lo Stato investe in patrimonio ha dividendi in coesione sociale e democrazia, in eguaglianza e consapevolezza diffusa. Le classi agiate possono fare qualcosa in più (per legittimarsi socialmente e per mostrarsi grate alla comunità), ma il necessario lo deve fare il pubblico, che non è mai sostituibile.
2. Il patrimonio culturale, gli spazi pubblici, il paesaggio sono sotto attacco da parte di un fronte composito (lobby economiche e professionali, partiti, operatori turistici) che si caratterizza per l’adesione all’ideologia della mercificazione e della crescita senza limiti. Come contrastare questo fronte?
Da una parte mostrando che tutto ciò è insostenibile: paesaggio e patrimonio sono beni esauribili, finiti e fragili. Abusarne oggi significa non averne più domani. Dall’altra ricordando che ciò che dà senso alla nostra vita è ciò che non si compra e non si vende: dopo una certa età lo si capisce anche nella vita individuale. In quella collettiva lo diciamo da secoli: senza tuttavia impararlo.
3. In molte città d’arte – Venezia, Barcellona ecc. – il turismo di massa ha generato rivolte degli abitanti, esasperati dal degrado, dalla speculazione fondiaria che spinge al rialzo il prezzo delle abitazioni, dalla chiusura delle botteghe e piccoli commerci ecc. Come intervenire per fermare la tendenza alla sostituzione degli abitanti con i turisti?
Con un governo pubblico delle regole e delle quantità di turisti, limitando gli airbnb e simili. E soprattutto creando le condizioni per ripopolare di cittadini le città storiche, e combattendo la gentrificazione. Se muore la città, la polis, muore la politica, e dunque la democrazia.
4. La mostra che la Triennale di Milano ha dedicato nel 2017 a Leonardo Benevolo e alle città storiche ha ricordato l'impulso importantissimo dato dall'Italia al tema della loro salvaguardia, in particolare con la Carta di Gubbio che ha ispirato i principi contenuti nelle carte internazionali elaborate dagli esperti dell'ICOMOS, il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti: «il progetto della città storica è il più rilevante e originale contributo italiano alla ricerca internazionale nel campo dell'architettura e dell'urbanistica del XX secolo». Malgrado questi principi e gli interventi da essi ispirati negli anni Settanta e Ottanta del Novecento, oggi i centri storici sono ancora minacciati da progetti distruttivi o che comunque li impoveriscono della loro sostanza storica. Come si può agire per imporre il giusto rispetto dei centri storici?
Facendoli vivere, non riducendoli a quinte di cartapesta, a location, a luna park. La tutela della città storica è il suo continuare a essere città.
5. Storia dell’arte e patrimonio culturale sono strettamente legati e attraversano un momento critico. Per quale motivo la storia dell’arte è stata relegata a poche ore di insegnamento? Perché invece dovrebbe avere un ruolo centrale nell’educazione dei giovani? A partire da quale età e in quali ordini di scuola ritiene utile rendere il suo insegnamento obbligatorio?
Bisogna conoscere il patrimonio della propria città, saperlo leggere, fin da piccolissimi. È un alfabeto formale e civile che dà senso alla nostra vita comune. Senza educazione alla città non c’è educazione alla cittadinanza. Ci vuole un modo nuovo per insegnare la storia dell’arte, a partire dall’educazione alla città.
6. Nel discorso pubblico spesso si utilizza l’espressione «beni culturali» in luogo di «patrimonio storico-artistico», malgrado le due definizioni abbiano significati e implicazioni differenti. Può spiegarci la loro differenza e il motivo del successo della prima a scapito della seconda? A quali conseguenze può portare questa confusione nell’utilizzo dei termini?
Beni culturali è un sintagma che ha assunto una connotazione economica, monetaria. Proprio come «valorizzazione»: forse perché l’unico bene e l’unico valore che davvero riteniamo tale è quello del denaro. Patrimonio è l’eredità del passato che è insieme seme di futuro, e non riguarda i singoli ma una comunità. In ultima analisi riguarda la famiglia umana.
7. Politici, amministratori pubblici, operatori turistici, mass media utilizzano il termine «valorizzazione» per giustificare spesso interventi sul paesaggio o sul patrimonio architettonico che, in realtà, li svuotano della loro sostanza e quindi unicità. Come fermare questi «vandali», visto che spesso la denuncia pubblica non basta e che i mass media non sono disposti a ospitare un dibattito?
Sforzandosi in ogni modo di crearlo, questo dibattito. E però essendo consapevoli che è a scuola che questa battaglia si decide: bisogna lavorare per le prossime generazioni.
8. Negli ultimi decenni sono state allestite mostre che risultano essere operazioni commerciali camuffate da «eventi culturali», promosse per attirare grandi numeri. Il pubblico però spesso non ha gli strumenti per comprendere questa situazione. Una persona priva di formazione specifica in storia dell'arte come può tutelarsi da queste «mosse commerciali di successo», prive di fondamenta culturali e intenti formativi?
Difficilmente. Solo coltivando un consumo sostenibile e consapevole di cultura: le associazioni in questo sono cruciali.
9. Se una persona le chiedesse di indicare cinque libri per capire il valore civile del patrimonio culturale, quali consiglierebbe?
Beh, direi: la quarta orazione delle Verrine di Cicerone, la Lettera a Leone X di Raffaello, Le pietre di Venezia di Ruskin, I Vandali in casa di Antonio Cederna, Paesaggio Costituzione cemento di Salvatore Settis.
10. La conservazione del patrimonio è un impegno che ogni generazione trasmette alla successiva. Ritiene che oggi questa trasmissione potrebbe venire meno, visto che viviamo in un periodo storico in cui dominano parametri quantitativi, mercificatori, standardizzanti e di breve durata?
Sì, il pericolo indubbiamente esiste: dipende solo da noi evitarlo.
11. Piero Calamandrei nel suo Inventario della casa di campagna ha scritto che il paesaggio toscano «ha dato il gusto dell’armonia e della gentilezza» a centinaia di generazioni. Un concetto simile fu usato nel 1908, riferito al paesaggio ticinese, nel discorso tenuto durante la seduta costitutiva della Società ticinese per la conservazione delle bellezze naturali ed artistiche (divenuta in seguito STAN). Oggi, un paesaggio sempre più devastato come quello in cui viviamo che tipo di «gusto» trametterà alle nuove generazioni?
Il rischio è che trasmetta una totale mancanza di speranza e un’abitudine alla bruttezza e dunque all’ingiustizia. Ma io sono fiducioso, nonostante tutto: il cuore dell’uomo è grande.