Pubblichiamo stralci dell'intervista al Procuratore federale Pierluigi Pasi, apparsa sul Giornale del Popolo in data 25 luglio 2011, a firma Nicola Mazzi, poiché ci interessa l'aspetto legato al settore immobiliare, con le infiltrazioni delle organizzazioni criminali in Ticino e la richiesta di modifiche legislative avanzate dal Procuratore.
Ci saranno politici che rispondono all'appello?
Qual'è la parte del mercato immobiliare legata agli investimenti delle organizzazioni criminali che puliscono così i loro capitali sporchi, distruggendo il nostro territorio, favorendo l'esplosione dei prezzi e del numero di residenze secondarie a scapito del ceto medio? A quando uno studio serio su questo fenomeno?
"Per il procuratore federale Pierluigi Pasi l’immobiliare è un settore vulnerabile - «La politica può fare di più contro le infiltrazioni mafiose»
In Svizzera, a differenza di quanto capita con i depositi di importanti somme di denaro, manca una legge che verifichi la provenienza del denaro di chi acquista un immobile.
A far scalpore e parecchio discutere, qualche settimana or sono, è stata la pubblicazione del rapporto dell’Ufficio federale di polizia secondo cui in Svizzera (ma anche in Ticino), vi sarebbero infiltrazioni mafiose. Un documento sul quale il procuratore federale Pierluigi Pasi è intervenuto una prima volta sul CdT (11.7.2011, Mafia strisciante, spesso gli allarmi sono inascoltati) e a proposito del quale torna su queste colonne approfondendo alcuni, intriganti, temi. In particolare evidenzia alcune carenze legislative (evidenti in campo immobiliare) che la politica dovrebbe colmare, ma spiega anche come la Ndrangheta, rispetto ad altre organizzazioni mafiose, è caratterizzata da cellule indipendenti e quindi più avvezze a trovare dei “contatti” locali. (...)
Qual è il suo parere sulla situazione attuale e sulla reale
presenza della ’Ndrangheta calabrese in Ticino?
Condivido sostanzialmente ciò che l’Ufficio federale di polizia scrive nel suo recente rapporto: quanto vi si può leggere noi lo
costatiamo svolgendo le nostre indagini. Credo che il campanello d’allarme che l’Ufficio federale di polizia ormai da alcuni anni suona in
questi suoi rapporti sia assolutamente giustificato e credo anche che sarebbe un errore perseverare nel sottovalutare i segnali che lì sono illustrati.
Per le cosche calabresi quale ruolo sta assumendo il Ticino e la
Svizzera?
Ho l’impressione che il nostro Paese, con i Cantoni che confinano con l’Italia ed i grossi centri urbani, rischi di assumere il ruolo di rifugio, insomma di
"ridotto" soprattutto a seguito della forte pressione che in Italia magistratura e forze di polizia stanno esercitando sulle organizzazioni criminali mafiose, in primo luogo su quelle di stampo
’ndranghetistico: questa è la vera novità degli ultimi anni. Per il resto la Svizzera era e resta molto attrattiva per i capitali mafiosi esattamente come lo erano e lo sono altri Paesi dotati di
piazze finanziarie efficienti o in cui vi sono possibilità d’investimento redditizie in svariate attività o settori di facciata lecita. Ma questo è fisiologico ed
inevitabile.
Secondo lei, ovviamente nel rispetto del segreto d’inchiesta, è
possibile sapere se i clan abbiano degli agganci locali? In quali settori?
È inevitabile e naturale che li abbiano o che perlomeno cerchino di averli, soprattutto nei settori che possono avere uno sbocco nelle attività sfruttabili per il riciclaggio; mi riferisco agli
ambienti bancari o parabancari, a quelli dell’intermediazione finanziaria, insomma ai professionisti della piazza. Questo ancora non significa che tali "agganci" ovvero gli interlocutori
si possano sempre e immediatamente rendere conto di chi hanno di fronte. È evidente però che taluni segnali dovrebbero portare chiunque alla dovuta cautela: penso soprattutto alla grossa
disponibilità di denaro con la ritrosia nello spiegarne la provenienza oppure alla propensione non spiegabile ad accontentarsi di margini di guadagno troppo sottili o ad investire in attività con
alti margini di rischio. Qui se applicata a dovere la nostra legislazione antiriciclaggio, che è di buon livello, è uno strumento efficace di prevenzione. È pur vero che, dal canto suo,
secondo me il settore immobiliare è effettivamente un po’ scoperto.
(...)
Per combattere questi fenomeni malavitosi in modo più efficace quali potrebbero essere le ulteriori misure
da mettere in atto? Che cosa può chiedere la Magistratura alla politica?
Dicessi maggiori mezzi, maggiori risorse umane non sbaglierei; ma non direi nulla di nuovo e soprattutto
toccherei un tasto ricorrente nelle discussioni attorno alle problematiche relative a ordine pubblico, sicurezza e giustizia. Dirò allora
sviluppare gli strumenti legislativi che permettono da un lato di lottare contro il riciclaggio e dall’altro di mettere le mani, confiscandoli, sugli ingentissimi capitali che la criminalità
organizzata è in grado di accumulare. Il volume d’affari delle organizzazioni criminali mafiose è di molte decine di miliardi di euro all’anno; sarebbe ingenuo pensare che
esse non abbiano cercato e non cerchino di dare riparo a parte di questi capitali in Svizzera. Ebbene anche noi, sul piano internazionale, dobbiamo continuare a fare la nostra parte cercando di
sottrarre loro queste immense ricchezze. Ecco perché io credo sia necessario riflettere su temi quali la prescrizione nel reato di riciclaggio e soprattutto su quello della confisca degli utili
che tali organizzazioni mafiose conseguono all’estero e trasferiscono in Svizzera.
Come sono i
vostri rapporti con la Procura cantonale? Su questi temi avete dei contatti o delle collaborazioni? Oppure questo tipo di inchiesta è "blindata" e di pura competenza
federale?
Non constato problemi nei nostri rapporti; (...) Nell’ambito del contrasto al crimine organizzato è fondamentale la raccolta e l’elaborazione di informazioni: a noi serve scambiarle e raccoglierle, già a livello di
polizia e dai vari altri settori dell’Amministrazione anche cantonale. L’organizzazione ormai simile che le due Procure hanno per effetto delle recenti nuove norme di procedura unificate
secondo me dovrebbero facilitare i contatti e gli scambi di informazione, in un senso e nell’altro. Ci siamo del resto anche in passato offerti di collaborare in gruppi di lavoro in tema di
organizzazioni criminali."