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4 ottobre 2011 2 04 /10 /ottobre /2011 22:05

Pubblichiamo l'articolo scritto dall'avv. Pier Felice Barchi e pubblicato su La Regione il 24 marzo 2010; è utile leggerlo dopo aver riletto l'articolo di Tarcisio Cima che abbiamo pubblicato sul blog nei mesi passati. Sono molto utili per approfondire l'argomento che ci è particolarmente caro: la salvaguardia del territorio dalla cementificazione insostenibile promossa da politici locali, immobiliaristi, pianificatori. L'avv. Barchi rivolgeva un appello ai presidenti di partito: nessuno ha parlato pubblicamente in modo approfondito di questo problema, che è centrale e lo sarà ancora di più nel prossimo futuro: la terra - e l'acqua e l'aria - sono risorse preziose, vitali. Non è solo da irresponsabili continuare a distruggere le risorse naturali che ci permettono di vivere: è da criminali nei confronti delle generazioni future! 

 

 

Sperpero del territorio

Sul ‘GdP’ del 20 marzo (Anche Castione pianifica la sua città dello shopping) è apparso un articolo magistrale di Tarcisio Cima (TERRITORIO E LACRIME DI COCCODRILLO). Ne consiglio la lettura ai presidenti dei partiti. Ne hanno bisogno. L’autore prende lo spunto dal proposito di insediare una città/mercato a Castione per denunciare con dovizia di argomenti lo spreco disordinato del territorio, che è stato compiuto negli scorsi anni per costruire, tra l’altro, centri commerciali ormai sovrabbondanti. Il Cantone non ha tratto nessun insegnamento dall’incuria di cui ha dato prova nella (non)pianificazione ad esempio del Pian Scairolo. Il traffico è talmente intasato e lento da annullare i vantaggi che i grandi magazzini periferici dovrebbero offrire agli avventori. Per non parlare dell’inquinamento atmosferico.

Tarcisio Cima definisce una pura illusione la prospettiva di attirare con le città-mercato visitatori dall’Italia. Basta che il cambio registri un deprezzamento dell’euro per invertire la direzione delle trasferte transfrontaliere. È quanto successe negli anni 70 subito dopo l’inaugurazione del Serfontana di Vacallo. Metà degli spazi di vendita rimasero vuoti. Alla società fu accordato il differimento del fallimento, che sfociò in un concordato con cessione degli attivi, con grosse perdite per i creditori. In tema di sperpero del territorio da noi si fatica a capire – questo è il problema fondamentale – che il Ticino dispone di un territorio pianeggiante veramente esiguo, a differenza di altri Cantoni come Berna e Soletta, ove si possono comperare terreni in zona industriale ancora per 120 franchi il metro quadrato. Il che ci impone uno sviluppo selettivo con priorità al turismo e alle iniziative economiche e di ricerca, di nicchia, innovative e con alto valore aggiunto. Ritenuto che alla crescita sarà comunque posto un limite, proprio per via della scarsità del territorio.
Il Ticino è purtroppo il paese dell’iperbole per non dire della panna montata. A Castione si vuole abbinare uno stadio destinato ‘in primis’ alle partite dell’Acb, che registrano un numero relativamente esiguo di spettatori, con una città-mercato che va dal grande magazzino al cinematografo multisale e dal fitness ad una cinquantina di negozi. Il solo stadio dovrebbe costare attorno ai 40 milioni di franchi. L’abbinamento non è economicamente sostenibile. A meno che l’ente pubblico dispensi ingenti sussidi a fondo perso. Quando era ancora in discussione la Bellarena di Via Tatti nessuno ha messo in risalto una elementare e stridente contraddizione. La seguente. Non ci si può lamentare che nei centri ci siano botteghe vuote, se poi si invogliano i titolari di commerci – dall’ottico al libraio e al farmacista – a spostarsi in periferia. Quel che stupisce sono la grande incoerenza e contraddittorietà che caratterizzano l’agire dei governanti, di sindaci, uomini di cultura, dirigenti di associazioni di pubblico interesse, direttori di associazioni economiche e del parastato. Da un lato Marco Solari ammonisce correttamente che, se vogliamo attirare turisti, dobbiamo smettere di cementificare per pura speculazione le zone più pregiate e proteggere i paesaggi e i centri storici. Dall’altro lato vi sono politici che – pur di crearsi una contingente visibilità ed un’effimera popolarità – propagandano megaprogetti di torri e altro, che non saranno mai realizzati, già per il fatto che si faticherebbe non poco a trovare locatari. Se si dovesse per delirio d’ipotesi realizzare tutto quanto è stato via via annunciato dai media, iniziando da Chiasso per passare a Melide, a Lugano, nel Bellinzonese e a Locarno, è certo che gli imprenditori perderebbero un sacco di soldi e gli enti pubblici sarebbero trascinati a fare investimenti a fondo perso. Per fortuna più di un progetto è stato ridimensionato. È mai possibile che i partiti (salvo i Verdi ed in parte Giuliano Bignasca) non mettano in agenda l’urgenza di porre un limite ad un disordinato e contraddittorio sviluppo urbanistico e di non lasciarsi abbindolare da promesse di creazione di nuovi posti di lavoro, che in realtà sarebbero occupati quasi esclusivamente da nuovi frontalieri? I partiti temono di scontentare i promotori immobiliari o finanziari di turno, che si fanno forti del sostegno, effettivo o solo millantato che sia, di gruppi di elettori. Non capiscono che a medio e lungo termine lasceranno insoddisfatti tutti e che lo scontento attraverserà trasversalmente tutte le formazioni politiche. Con la conseguenza che l’autorevolezza dei partiti, già oggi incrinata, calerebbe ulteriormente. V’è da sperare che menti lucide come quella di Tarcisio Cima – che come si usa dire “bagnano il naso” a molti politici e uomini di cultura – facciano proseliti e si impongano nell’opinione pubblica. È in gioco un punto fondamentale: quello di non continuare a far male a noi stessi.
Pier Felice Barchi

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