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16 marzo 2011 3 16 /03 /marzo /2011 00:00

Quanto è avvenuto e sta avvenendo in Africa del Nord e Asia in nome di dignità personale, speranza in un futuro migliore e libertà ci riempie di gioia (e spaventa qualcuno).

 

Durante le rivolte si sono viste bandiere nazionali impugnate da donne e uomini uniti nel rivendicare il rispetto dei diritti dell'uomo, codificati nel 1948 ma da sempre presenti nello spirito di ogni essere umano.

Questa aspirazione (e richiesta esplicita che si manifesta anche violentemente in certi periodi della storia umana) che è in ognuno di noi fu ricordata dalla filosofa ginevrina Jeanne Hersch nel libro "Le droit d'être un homme" edito dall'UNESCO nel 1968, in cui si raccoglievano testi di tutte le epoche e di tutte le tradizioni culturali: quegli scritti dimostrano che il principio dei diritti umani e della dignità umana è nello spirito di tutti gli uomini in tutte le epoche.   

In Libia il regime liberticida sta riconquistando le posizioni perse nelle prime settimane di rivolta e l'Europa, patria dei diritti dell'uomo, fa grandi proclami ma rimane immobile e quindi complice. Come non essere tristi, indignati e furenti per le centinaia e forse migliaia di giovani che sono stati in queste settimane e sono in queste ore assassinati sotto i nostri occhi?

 

Questo modo di fare degli europei  richiama il comportamento che abbiamo in tutt'altro ambito, quello del territorio, del paesaggio, dei beni culturali, della cultura:

  •  da una parte ci sono all'opera  gruppi organizzati, uniti e mossi da un fine ultimo (il potere e quindi  i soldi e la sete di dominio);  la speculazione edilizia avanza con la distruzione di paesaggi e di beni culturali (grazie a immobiliaristi, investitori,  ma pure riciclatori di denaro sporco (le inchieste della magistratura italiana, francese, statunitense, ecc. dimostrano che le organizzazioni criminali investono nel mattone, in ville di lusso, palazzine da reddito, alberghi e centri benessere ...) che mettono tutto l'impegno possibile per accaparrarsi e cementificare il territorio in ogni parte del mondo: basta andare a vedere le statistiche concernenti il consumo di suolo/terre agricole avvenuto negli ultimi 20 anni, dalla nostra Svizzera all'Italia, dalla Francia alla Germania o agli Stati Uniti e ora alla Cina, India, Brasile ecc.) , 
  • dall'altra parte  vi sono individui,  noi cittadini che  stiamo a guardare e non ci mobilitiamo o perché ci sentiamo impotenti e isolati, o per ignoranza, o per ignavia o perché complici.

Eppure per decenni persone illuminate (spesso un'esigua minoranza) hanno segnalato i pericoli di tali oltraggi: ora il punto di distruzione cui siamo giunti ha aperto gli occhi a un numero maggiore di persone, che ricominciano a sentirsi cittadini e non più semplici individui-consumatori.

In Ticino in alcuni casi ci si è mobilitati, come per esempio per la "Romantica" a Melide, grazie al lavoro della Società ticinese per l'arte e la natura (STAN) con la sua campagna seria, approfondita e motivata e grazie al servizio televisivo di Falò che hanno condotto decine di cittadini a scrivere sui giornali;  vi sono sempre più casi in cui  le cittadine e i cittadini si mobilitano, dal Piano di Magadino a Stabio (contro le strade), da Gandria  a Bré, da Locarno  a Massagno, da Lugano a Bellinzona (contro progetti edilizi spesso speculativi e irrispettosi del contesto in cui si inseriscono). 

 

Forse stiamo capendo che la nostra dignità (che abbiamo quando ci sentiamo cittadini e agiamo da cittadini) è legata anche alla nostra  qualità di vita e alla nostra identità e che  esse sono inscindibili dal territorio, dal paesaggio, dai beni culturali, dalla cultura?  Speriamo!

 

 

 

 

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