L’ espressione del «territorio» e il suo significato complessivo sono ben ancorati nella società ticinese. Comprendono non solo la terra, l’orografia ma altrettanto gli interventi dell’uomo e la nozione di un ambiente spirituale ed intellettuale.
La memoria a lungo termine, peculiarità dell’uomo, dipende maggiormente dal territorio e dalla sua esistenza inalterata: quasi sempre, le reminiscenze umane sono collegate ad un luogo specifico. Si tratta di «luoghi di memoria» (Pierre Nora). L’insieme di questo immenso fondo di ricordi connessi con luoghi specifici, viene chiamato «patria». Per riconoscerla, l’ambiente naturale e costruito è l’elemento più importante.
Tra tutti gli edifici esistenti, ve ne sono di particolarmente importanti per la memoria del singolo e della collettività: ad essi si accorda un
valore di testimonianza specifico. Si tratta di pezzi giustificativi importanti per la nostra storia, sia questa artistica, politica o sociale. Per assicurarne la
sopravvivenza, questi edifici di valore memoriale importante nella loro intera autenticità vengono studiati, selezionati su base scientifica e messi sotto la protezione
dell’ente pubblico.
Mantenere il monumento storico compete in primo luogo al proprietario, sia pubblico che privato; tale
proprietà comporta, oltre a diritti importanti, anche la responsabilità personale di rispettare e quindi salvaguardare l’opera degli antenati. Ma anche la collettività ha dei doveri. Deve intraprendere le misure necessarie per salvaguardarli; essenzialmente, si tratta di misure di pianificazione
territoriale e di aiuti concreti fatti di consigli di esperti e disponibilità di mezzi finanziari per i lavori di restauro. I «Principi per la tutela dei monumenti storici in
Svizzera», pubblicati recentemente dalla Commissione federale dei monumenti storici, forniscono sull’argomento delle regole precise.
La collettività, la società civile, si articola nelle sue strutture politiche. I consiglieri eletti e l’amministrazione non agiscono in uno spazio neutro,
ma danno voce alla volontà della popolazione. La sensibilità del pubblico per gli edifici storici si esprime così nella realtà costruita.
Per la tutela dei beni immobili, il Canton Ticino possiede una struttura efficace: lavora con una commissione specializzata composta da membri di alta
qualità professionale e con un servizio dei beni culturali competente sia nel campo teorico che in quello pratico. Infatti, esiste una lunga tradizione di tutela e di restauro, da sempre
concentrata sugli edifici sacri. Recentemente, sono stati restaurati parecchi grandi monumenti ecclesiastici come la Cattedrale di Lugano oppure la Collegiata di Bellinzona, ma
soprattutto tante chiese parrocchiali nei paesi e, da non dimenticare, un numero considerevole di cappelle e di oratori. Nel campo della tutela dei monumenti ecclesiastici, il Ticino
può vantare risultati eccellenti.
Per contro, esiste un campo poco convincente: la tutela degli edifici profani. Da mettere in discussione
non è la qualità del singolo intervento, quanto piuttosto l’ampiezza degli oggetti tutelati. Tante opere civili storiche e importantissime sono
lasciate all’abbandono, ad interventi non appropriati o alla demolizione. Evidentemente, quest’osservazione riguarda in primo luogo i grandi centri cittadini dove la speculazione
immobiliare non ha nessun riguardo di valori culturali non traducibili in valori pecuniari. Senza protezione da parte delle autorità cantonali o comunali spariscono tanti
edifici civili di grandissimo valore storico, o vengono mantenute le sole facciate perdendo le strutture interne. Il fatto che in Ticino si notino più restauri di chiese che
restauri di costruzioni profane è significativo e segnale di un deficit importante.
Non si tratta solo di Lugano dove in pochi anni si sono perse delle opere importanti come l’insieme di tre ville a valle della stazione, oppure Villa
Ramona sul versante del Monte Bré. Ricordiamo anche Locarno con la recente demolizione del «Palazzo Cécil» o la selvaggia edificazione del lungolago, Melide con l’imminente abbattimento
di Villa Branca, senza dubbio di valore ben oltre il livello cantonale, o Rivera con la demolizione dei magazzini USEGO di Rino Tami, opera chiave degli anni 50 per tutta la Svizzera. Ci
sono tanti altri esempi, demolizioni eseguite, demolizioni annunciate.
Per essere chiari: non tutto è da mantenere; non si vuole bloccare il rinnovo urbanistico, lo sviluppo economico;
i cambiamenti sono segni di vitalità di una società. Non dimentichiamo neanche i buoni esempi, come il Teatro Sociale a Bellinzona, o la Biblioteca cantonale a Lugano, o ancora
certi restauri privati. Comunque bisogna constatare che il Ticino sta perdendo una fascia importante della sua memoria: una gran parte dei suoi edifici profani.
Prendere atto di questi fatti sarebbe un primo passo in direzione di una tutela sufficiente del patrimonio civile. Bisogna sviluppare una coscienza pubblica e politica allargata per l’importanza del patrimonio edificato profano, oggi largamente trascurato. Una tale profonda consapevolezza sta alla base di una conservazione edilizia adeguata in questo cantone talmente ricco di testimonianze del passato.
BERNHARD FURRER
arch. e professore all’ Accademia di architettura a Mendrisio
presidente della Commissione federale dei monumenti storici