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19 maggio 2011 4 19 /05 /maggio /2011 22:16
Pubblichiamo un articolo apparso sul Corriere del Ticino del 22 marzo 2008 dell'arch. Bernhard Furrer poiché riteniamo che sia di estrema attualità e di estremo interesse per tutte e tutti i cittadini che hanno a cuore il territorio in cui vivono, i beni culturali e l'identità.
Abbiamo evidenziato i punti che riteniamo essenziali. Sono trascorsi tre anni dalla sua pubblicazione e lo scempio del nostro Cantone prosegue imperterrito grazie ai soliti noti personaggi.
LA TUTELA DEI MONUMENTI STORICI

L’ espressione del «territorio» e il suo significato complessivo sono ben ancorati nella società ticinese. Comprendono non solo la terra, l’orografia ma altrettanto gli interventi dell’uomo e la nozione di un ambiente spirituale ed intellettuale.

 

La memoria a lungo ter­mine, peculiarità dell’uomo, dipende maggior­mente dal territorio e dalla sua esistenza inalte­rata: quasi sempre, le reminiscenze umane sono collegate ad un luogo specifico. Si tratta di «luo­ghi di memoria» (Pierre Nora). L’insieme di que­sto immenso fondo di ricordi connessi con luo­ghi specifici, viene chiamato «patria». Per rico­noscerla, l’ambiente naturale e costruito è l’ele­mento più importante.

 


Tra tutti gli edifici esistenti, ve ne sono di parti­colarmente importanti per la memoria del sin­golo e della collettività: ad essi si accorda un va­lore di testimonianza specifico. Si tratta di pezzi giustificativi importanti per la nostra storia, sia questa artistica, politica o sociale. Per assicurar­ne la sopravvivenza, questi edifici di valore me­moriale importante nella loro intera autenticità vengono studiati, selezionati su base scientifica e messi sotto la protezione dell’ente pubblico.


Mantenere il monumento storico compete in pri­mo luogo al proprietario, sia pubblico che pri­vato; tale proprietà comporta, oltre a diritti im­portanti, anche la responsabilità personale di ri­spettare e quindi salvaguardare l’opera degli an­tenati. Ma anche la collettività ha dei doveri. De­ve intraprendere le misure necessarie per salva­guardarli; essenzialmente, si tratta di misure di pianificazione territoriale e di aiuti concreti fat­ti di consigli di esperti e disponibilità di mezzi finanziari per i lavori di restauro. I «Principi per la tutela dei monumenti storici in Svizzera», pub­blicati recentemente dalla Commissione federa­le dei monumenti storici, forniscono sull’argo­mento delle regole precise.


La collettività, la società civile, si articola nelle sue strutture politiche. I consiglieri eletti e l’am­ministrazione non agiscono in uno spazio neu­tro, ma danno voce alla volontà della popola­zione. La sensibilità del pubblico per gli edifici storici si esprime così nella realtà costruita.
Per la tutela dei beni immobili, il Canton Ticino possiede una struttura efficace: lavora con una commissione specializzata composta da membri di alta qualità professionale e con un servizio dei beni culturali competente sia nel campo teorico che in quello pratico. Infatti, esiste una lunga tra­dizione di tutela e di restauro, da sempre con­centrata sugli edifici sacri. Recentemente, sono stati restaurati parecchi grandi monumenti ec­clesiastici come la Cattedrale di Lugano oppure la Collegiata di Bellinzona, ma soprattutto tan­te chiese parrocchiali nei paesi e, da non dimen­ticare, un numero considerevole di cappelle e di oratori. Nel campo della tutela dei monumenti ecclesiastici, il Ticino può vantare risultati eccel­lenti.


Per contro, esiste un campo poco convincente: la tutela degli edifici profani. Da mettere in discus­sione non è la qualità del singolo intervento, quanto piuttosto l’ampiezza degli oggetti tutela­ti. Tante opere civili storiche e importantissime sono lasciate all’abbandono, ad interventi non appropriati o alla demolizione. Evidentemente, quest’osservazione riguarda in primo luogo i grandi centri cittadini dove la speculazione im­mobiliare non ha nessun riguardo di valori cul­turali non traducibili in valori pecuniari. Senza protezione da parte delle autorità cantonali o comunali spariscono tanti edifici civili di gran­dissimo valore storico, o vengono mantenute le sole facciate perdendo le strutture interne. Il fat­to che in Ticino si notino più restauri di chiese che restauri di costruzioni profane è significati­vo e segnale di un deficit importante.
Non si tratta solo di Lugano dove in pochi anni si sono perse delle opere importanti come l’insie­me di tre ville a valle della stazione, oppure Vil­la Ramona sul versante del Monte Bré. Ricordia­mo anche Locarno con la recente demolizione del «Palazzo Cécil» o la selvaggia edificazione del lungolago, Melide con l’imminente abbatti­mento di Villa Branca, senza dubbio di valore ben oltre il livello cantonale, o Rivera con la de­molizione dei magazzini USEGO di Rino Tami, opera chiave degli anni 50 per tutta la Svizzera. Ci sono tanti altri esempi, demolizioni eseguite, demolizioni annunciate.

 
Per essere chiari: non tutto è da mantenere; non si vuole bloccare il rinnovo urbanistico, lo svi­luppo economico; i cambiamenti sono segni di vitalità di una società. Non dimentichiamo ne­anche i buoni esempi, come il Teatro Sociale a Bellinzona, o la Biblioteca cantonale a Lugano, o ancora certi restauri privati. Comunque biso­gna constatare che il Ticino sta perdendo una fa­scia importante della sua memoria: una gran parte dei suoi edifici profani.

Prendere atto di questi fatti sarebbe un primo passo in direzione di una tutela sufficiente del patrimonio civile. Bisogna sviluppare una co­scienza pubblica e politica allargata per l’impor­tanza del patrimonio edificato profano, oggi lar­gamente trascurato. Una tale profonda consape­volezza sta alla base di una conservazione edi­lizia adeguata in questo cantone talmente ricco di testimonianze del passato.


BERNHARD FURRER
arch. e professore all’ Accademia di architettura a Mendrisio
presidente della Commissione federale dei monumenti storici

 
 

 

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