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15 aprile 2012 7 15 /04 /aprile /2012 10:24

Pubblichiamo un articolo del prof. Salvatore Settis apparso su La Repubblica del 21 marzo 2012.

  • Il prof. Settis sarà a Lugano martedì 22 maggio (Aula magna dell'Università della Svizzera italiana, 18.30) per il ciclo dei Beni Comuni che ho ideato per l'associazione culturale Club Plinio Verda: appuntamento da non perdere per tutti coloro che si battono per paesaggio/territorio/ambiente sano per la salute fisica e psichica e anche bello!
  • Nell'ambito del medesimo ciclo vi segnalo che il 27 aprile (Canvetto luganese, ore 18.30) vi sarà la conferenza-dibattito del dott. Giulio Foletti (Ufficio dei beni culturali del Dipartimento del territorio) e dell'arch. Riccardo Bergossi (Società ticinese per l'arte e la natura) dedicato a La politica di tutela dei beni culturali. Un dibattito sui principi seguiti dal Cantone per tutelare i beni, la responsabilità dei Comuni e i principi che ispirano l'azione della STAN. 

A Montagnola un progetto allucinante prevede di distruggere il parco della Casa Rossa dove il premio Nobel per la letteratura Hermann Hesse visse dal 1931 al 1962:   Le opere di Hermann Hesse sono patrimonio dell'umanità e dovrebbero essere patrimonio dell'umanità anche i luoghi che l'hanno ispirato, quindi evidentemente la Casa Rossa e il suo giardino-parco. Possibile che non ci sia un mecenate (Fondazione o persona giuridica o persona fisica) che ami Hermann Hesse e voglia acquistare questo luogo così carico di valore?

TF

 

Salvatore Settis

PERCHÉ DIFENDERE IL PAESAGGIO È UN GESTO ETICO

Ma che cos'è il "paesaggio" che la Costituzione impone di tutelare? Secondo il Consiglio d' Europa, «una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni»; con involontaria tautologia che cela una difficoltà definitoria, ci vien detto insomma che il paesaggio è proprio quello che è.

Osa di più il Codice dei Beni Culturali, che per "paesaggio" intende «parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni»; la sua tutela «salvaguarda i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili». Il legame forte fra paesaggio e valori identitari incarna una tradizione civile e giuridica che risale alla prima legge sul paesaggio, dovuta al ministro Benedetto Croce (192022).

Eppure si perpetua l'equivoco che chi difende il paesaggio lo fa in base a una concezione estetica (il paesaggio come "veduta", assimilabile a un quadro). Ma anche nella legge Croce questo aspetto era intimamente congiunto con altri, per esempio la «particolare relazione con la storia civile e letteraria».

Su questa tradizione si innesta l'art. 9, «il più originale della nostra Costituzione» secondo Carlo Azeglio Ciampi. Per la prima volta nella storia, la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio entravano fra i principi fondamentali di uno Stato.

Ma le sventure del nostro tempo, la spietata aggressione a un suolo ormai invaso non solo dal cemento ma dalle discariche e dai veleni, impongono una concezione ancor più ampia, anch'essa fondata sulla Costituzione. La Corte Costituzionale, in ineccepibili sentenze, ha letto l' art. 9 in sintonia con l' art. 32, che tutela la salute «come fondamentale diritto dell' individuo e interesse della collettività». Paesaggio e ambiente formano dunque un'unità inscindibile, e su questo punto la Costituzione è anni-luce più avanzata della legislazione ordinaria, che viceversa è orientata dal dissennato divorzio fra le nozioni giuridiche di paesaggio (affidato allo Stato), territorio (affidato alle regioni) e ambiente (di competenza mista).

Una ricomposizione normativa, ardua ma necessaria, potrebbe prendere a manifesto una frase di Luigi Einaudi, che punta le sue carte sulla parola "suolo": «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani» (Il Corriere della Sera, 15.12.1951). Dobbiamo ormai partire da una definizione operativa di paesaggio, passando dal paesaggio "estetico" (da guardare) al paesaggio "etico" (da vivere). Il nesso primario fra paesaggio e ambiente, «valore costituzionale primario e assoluto» secondo la Consulta, implica il forte legame fra tutela del paesaggio e tutela della salute, fisica e mentale.

In questo quadro assumono nuova pregnanza e urgenza non solo lo spietato consumo di suolo, ma anche la spaventevole perdita di qualità dell' architettura in Italia e il declino dell' agricoltura, che del suolo è il miglior presidio; anche la trasformazione di uliveti e vigneti in distese di pannelli solari. Dobbiamo cercare anticorpi, come il riciclo delle architetture in disuso, a cui il Maxxi ha dedicato una mostra a cura di Pippo Ciorra, o le altre strategie di gestione virtuosa dei suoli di cui parla Gabriele Salari nel suo L' Italia diversa.

Temi non di natura "estetica", ma legati alla salute, alla qualità del vivere, alla felicità e al benessere dei singoli e delle comunità, all' equilibrio economico e alla produttività.

Alla radice, il dato essenziale è sempre lo stesso: l'idea di bene comune, la sua priorità sul profitto dei singoli. La necessità di operare oggi per il bene delle generazioni future.  

 

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