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24 ottobre 2017 2 24 /10 /ottobre /2017 21:48

Settimana scorsa è scaduto il termine di pubblicazione per le proposte di modifica del Piano Direttore per l'adeguamento ai nuovi disposti della Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT).  

Il Dipartimento ha svolto un notevole lavoro per allestire le modifiche delle schede del PD per adattarle alla revisione della Legge sulla pianificazione del territorio.

Malgrado gli sforzi compiuti vi sono diverse criticità.

Premessa: urbanizzazione insostenibile

L'urbanizzazione in atto è insostenibile:

1) per gli squilibri e i danni che causa ai processi ecologici che garantiscono la vita,

2) per i costi sempre crescenti delle nuove infrastrutture o per la manutenzione di quelle esistenti,

3) per le ripercussioni sociali legate all'espulsione del ceto medio dalle zone soggette a maggiore speculazione, in particolare nel Luganese;

eppure questo processo di urbanizzazione si fonda sulla contenibilità dei Piani regolatori (PR) e sulle tipologie degli azzonamenti vigenti. Per questo i PR di tutti i Comuni ticinesi andrebbero radicalmente rivisti.

 

1. Necessità di una modifica complessiva del Piano Direttore
I cambiamenti intervenuti con la revisione della LPT, da una parte, e la disastrosa situazione pianificatoria a livello svizzero – in Svizzera ogni secondo un metro quadrato di paesaggio viene inghiottito dal cemento o è destinato ad altro uso (stando alla statistica dell'Ufficio federale ARE) – dall’altra avrebbero dovuto condurre a un ripensamento complessivo del Piano Direttore (PD), così da poter anche portare i correttivi indispensabili alla luce dei fallimenti pianificatori materializzatisi nei Piani regolatori in vigore e nelle revisioni degli stessi intervenute dopo il 2009.

2, Necessità di cambiare i parametri per calcolare lo sviluppo demografico e la contenibilità dei Piani regolatori
Secondo i dati cantonali nelle zone edificabili sono insediate 804'000 UI effettive (348'000 abitanti, 209'000 posti di lavoro e 247'000 posti turistici); il potenziale teorico a saturazione delle stesse è 1'230'000 UI. Le previsioni di crescita all'orizzonte 2030 conducono all'ipotesi di 921'000 UI, con un incremento di 117'000 UI. Le riserve all'orizzonte dei quindici anni corrispondono a 295'000 UI.

I parametri che stanno alla base del calcolo dell'evoluzione demografica e, soprattutto, della "crescita auspicata" delle unità insediative non rispondono all'obbiettivo di uno sviluppo armonioso del Paese e della protezione delle basi naturali della vita, due principi costituzionali essenziali che non sono rispettati. Questi parametri soggiacciono all'ideologia della crescita senza limiti, un nonsenso scientifico che contraddice la strategia per uno sviluppo sostenibile adottata dalla Confederazione e dai Cantoni.

Non si condividono i parametri per il calcolo delle riserve pianificatorie sfruttabili entro quindici anni usati dalla Confederazione e di rimando dal Cantone, vale a dire le «riserve legate ai terreni liberi sono conteggiate per intero (100%), poiché giudicate più facilmente mobilitabili di quelle dei terreni sotto sfruttati, che sono di conseguenza conteggiate soltanto per 1/3 (33%)». Molte domande di costruzione inoltrate in questi anni coinvolgono edifici costruiti nell’Ottocento o Novecento e nei decenni passati (e che ovviamente non sfruttano gli indici di zona ora permessi: si tratta quindi di fondi definiti sotto sfruttati) per i quali si chiede la demolizione, proponendo la loro sostituzione con nuovi stabili che sfruttano il massimo concesso dagli indici di zona. Pertanto calcolare solo 1/3 per i terreni sotto sfruttati porta a sottovalutare le reali riserve sfruttabili (e che sono effettivamente sempre più sfruttate).

3. Il Programma d’azione comunale per lo sviluppo centripeto di qualità

L’attuale pianificazione del territorio non rispetta il principio di un'utilizzazione parsimoniosa del suolo (art. 1 della LPT e art. 75 della Costituzione federale). Le schede del Piano Direttore non sono applicate in molti casi dai Municipi (per esempio non sono applicate le misure presenti nelle schede P1 Paesaggio, P8 Territorio agricolo, P10 Beni culturali e V2 Suolo, Acqua ecc.).

Per questo motivo non si condivide lo strumento denominato «Programma d’azione comunale per lo sviluppo centripeto di qualità» così come presentato nel Rapporto esplicativo. Esso rischia di essere uno strumento pericoloso perché è allestito dal Municipio, che lo approva e che ne regola le modalità di interazione con il Consiglio comunale e la propria popolazione; non è soggetto ad approvazione da parte del Consiglio Comunale o del Cantone, pur essendo finanziato da quest’ultimo; nel contempo ha un carattere anche operativo poiché serve ad aggiornare e adattare i Piani regolatori in funzione delle esigenze poste da esso e gli viene attribuita una tale importanza da portare il Cantone a rinunciare all’allestimento dell'Esame preliminare cantonale.

Riteniamo che il Programma così come concepito non possa ricondurre la pianificazione territoriale al rispetto del principio dell’uso parsimonioso del suolo.

Inoltre, si chiede che l'Esame preliminare del Dipartimento del territorio non sia tolto e che il Programma sia sottoposto ad approvazione del Legislativo comunale, visto la portata che gli si vuole attribuire quale strumento strategico e operativo.

 

4. Lo sviluppo centripeto e il rinnovamento qualitativo degli insediamenti
Le modifiche del Piano Direttore (PD) sono volte a favorire lo sviluppo centripeto e il rinnovamento qualitativo degli insediamenti (art. 1 LPT). Questo obiettivo è imposto dalla LPT e condiviso in linea generale dai Verdi.

Le modifiche proposte dal Consiglio di Stato potranno portare a un miglioramento rispetto al PD attualmente in vigore solamente a due condizioni: 1) che siano chiariti e modificati diversi punti delle schede, come proponiamo nelle osservazioni puntuali (cfr. allegato); 2) che le misure presenti nelle schede del PD siano fatte rispettare dall'Autorità cantonale ai Municipi, evitando quanto avvenuto fino al recente passato con quelle in vigore.

Lo sviluppo centripeto di qualità è condiviso in linea generale. Riteniamo però necessario un rafforzamento di questo indirizzo. In particolare:

4.1) la volontà di procedere allo sviluppo centripeto e al rinnovamento qualitativo deve essere indirizzata correttamente dall'Autorità cantonale evitando, in particolare per i nuclei storici, per le aree monumentali e per i luoghi paesaggisticamente sensibili qualsiasi possibilità di interventi scorretti; le schede in consultazione, pur accennando a questi elementi essenziali del territorio ticinese, non garantiscono una sufficiente presa a carico delle istanze di protezione del patrimonio storico-culturale e naturale;

4.2) i progetti di densificazione di qualità dovrebbero avere per legge dei parametri di qualità di eco-quartieri, che ovunque in Svizzera e all’estero riscuotono grande interesse e gradimento presso la popolazione. In tutti i documenti messi in consultazione si parla molto di qualità del costruito ma non si menzionano mai gli eco-quartieri: questo silenzio preoccupa molto in quanto fa presagire che siamo ancora molto lontani da un reale cambiamento di qualità dell’edificato.

Infine dovrebbero essere adottate due misure: in primo luogo, uno sforzo di maggiore coordinamento delle schede del Piano Direttore riferite al patrimonio naturale e culturale; in secondo luogo, una nuova gerarchia interna al Piano Direttore che ponga la tutela del patrimonio naturale e culturale al centro della pianificazione territoriale con vincoli chiari imposti ai Comuni.

Tiziano

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