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1 settembre 2011 4 01 /09 /settembre /2011 22:30

Il Parco di Villa Argentina, i beni comuni e la politica

A due anni dalla raccolta di 2'870 adesioni di cittadine e cittadini della Nuova Mendrisio alla petizione “Un magnifico Parco per il magnifico Borgo” promossa dal Comitato Parco di Villa Argentina (marzo-aprile 2009) e dall’inoltro della mozione “Ricostituiamo il Parco di Villa Argentina” (14 ottobre 2009), fra pochi giorni, il 5 settembre, il Consiglio comunale (CC) di Mendrisio prenderà una decisione sul destino del terreno (mappale 3043) oggi di proprietà privata ma dalla fine dell’Ottocento al 1988 parte integrante del comparto di Villa Argentina e del suo Parco. La Commissione speciale del CC incaricata di analizzare la mozione ha rassegnato due rapporti: quello di maggioranza (PLR, Insieme a sinistra, Verdi, Lega-UDC) favorevole alla mozione e quindi all’inserimento del terreno in area verde quale parte integrante del Parco; quello di minoranza (PPD) contrario alla mozione. Il Municipio (il sindaco autoescluso per una questione di collisione) ha mutato radicalmente posizione rispetto a quella sfavorevole alla petizione, espressa durante l’incontro avuto con i rappresentanti del Comitato PVA in data 15 settembre 2009; ora l’Esecutivo chiede che la mozione sia parzialmente accolta: è favorevole all’acquisto del terreno ma non vuole togliere il fondo dalla zona edificabile, riservando la possibilità di costruire opere pubbliche (università, scuole ?).

Cosa sta avvenendo in Ticino?

La vicenda del Parco di Villa Argentina va inserita in un contesto politico più ampio.

Lo straordinario sostegno popolare alla petizione del 2009 non è un fatto isolato, bensì s’inserisce nel più vasto movimento di rinnovamento civile in atto in tutto il nostro Cantone: il paesaggio, i beni culturali e la qualità di vita sono sempre più chiaramente vissuti come beni comuni da difendere attraverso una diffusa mobilitazione.

Citiamo alcuni esempi degli ultimi anni: a Mendrisio la petizione concernente Piazza del Ponte e la presentazione del “Progetto del Laveggio” elaborato dall’associazione “Cittadini per il territorio”; a Besazio la decisione del CC sul terreno in località Sanc; a Balerna il referendum contro la vendita del vecchio campo di calcio; a Melide la mobilitazione promossa dalla Società ticinese per l’arte e la natura (STAN) per salvare la villa “la Romantica” o per villa Branca (ora abbattuta); a Brusino Arsizio l’acquisto di Villa Patria; a Lugano l’articolato e appassionato dibattito sulla distruzione di ville ed edifici culturalmente pregiati e lo scontro tra CC e Municipio sulla variante di piano regolatore sui beni culturali; a Gandria l’opposizione popolare contro un progetto edilizio deturpante; ad Agno la raccolta di firme contro l’insediamento di nuovi centri commerciali; ad Arbedo-Castione l’opposizione allo stadio-mercato; a Locarno le azioni politiche contro l’abbattimento di alberi; ecc.  

 I cittadini si rendono conto che si sta distruggendo irrimediabilmente il patrimonio culturale e naturale del Ticino a un ritmo forsennato, alimentato dalla speculazione edilizia e da un mercato immobiliare sempre più legato a facoltosi acquirenti stranieri e aperto a investimenti esteri (anche di dubbia provenienza, come ipotizzato recentemente dalla polizia e procura federali), con il corollario dell’aumento dei prezzi e della conseguente diminuzione dell’offerta alla portata della popolazione ticinese. Inoltre la qualità delle nuove costruzioni è nella maggioranza dei casi mediocre, come ha sottolineato il prof. Bernhard Furrer nei suoi puntuali, documentati e competenti scritti. I cittadini percepiscono e vivono questi fenomeni come un attacco alla loro identità, al loro territorio, alla loro qualità di vita: di conseguenza si mobilitano creando associazioni e gruppi che si diffondono in tutto il Cantone proponendo una resistenza territoriale (come l’ha definita l’arch. Tita Carloni), aggiungendosi alle meritorie associazioni esistenti già da decenni.   

Politica e società civile

A questo primo aspetto s’unisce quello della reazione della classe politica al risveglio della società civile: nella maggior parte dei casi vi sono pochi politici attivi in questo rinnovamento civile, poiché i più reagiscono stizziti all’“invasione di campo” effettuata da queste associazioni. Umberto Eco ha descritto molto acutamente il rapporto tra classe politica e società civile nell’articolo “Il catalogo degli sconfitti” ripreso da la Repubblica del 2 luglio, di cui propongo un breve passaggio: “(…)Io [Massimo D’Alema] non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali. E fino a questo momento non si conoscono società democratiche che hanno potuto fare diversamente (…)”. Giustamente Eco osservava che “Al massimo la società civile chiede che i partiti sappiano rinnovarsi e ne sollecita anzi l'adesione alle sue proposte, intende stimolarli, ricondurli a un contatto diretto con le aspirazioni di vari ceti sociali. (…) Quale rimane dunque la funzione, certamente insostituibile, dei partiti e della "politica" nel momento in cui si dà voce a elementi non professionalmente politici? Non solo quella di interrogare e comprendere le pulsioni, le idee, le aspirazioni che animano la società civile, ma di garantire la continuità di queste espressioni (…) Ed ecco che i partiti devono sentire non solo il dovere di rispondere alle sollecitazioni della società civile, ma anche quello di sollecitare queste sollecitazioni. Per poi ovviamente incanalarle nelle forme parlamentari e governative l'accesso alle quali non può che avvenire tramite i partiti (…)”. Lo scollamento tra cittadini e partiti politici sta tutto qui.

La votazione in Consiglio comunale

A Mendrisio attorno al Parco di Villa Argentina s’è costituita una larga maggioranza politica in seno alla Commissione speciale del CC a sostegno della mozione e della ricostituzione del Parco: PLR, Insieme a sinistra, Verdi e Lega-UDC. Tale maggioranza ha fatto modificare la posizione del Municipio, almeno parzialmente.

Ci auguriamo che anche il Consiglio comunale (i cui membri purtroppo non hanno ricevuto unitamente al messaggio municipale i due principali documenti che spiegano il valore culturale, storico e artistico del comparto di Villa Argentina: la decisione del Dipartimento dell’ambiente del 12 agosto 1985 e la relazione dell’ottobre 1993 dell’arch. Niccardo Righetti) sappia tenere in considerazione le esigenze espresse dai cittadini della Nuova Mendrisio che hanno sottoscritto la petizione, stanchi della cementificazione che “tra il 1985 e 1997 è aumentata al ritmo di oltre 2 mq ogni dieci minuti” (Studio strategico) e favorevoli alla ricostituzione del Parco di Villa Argentina nella massima estensione oggi possibile, da inserire a piano regolatore quale zona verde: un comparto che fu iscritto nel 1985 nell’elenco dei monumenti storici e artistici del Cantone Ticino perché “(…) raro esempio integro di spazio disegnato dell’Ottocento nel Mendrisiotto (…)” che merita una giusta valorizzazione.

Tiziano Fontana

 

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  • : salvaguardare il Parco di Villa Argentina (Mendrisio) come bene comune; riflettere sul territorio e sul paesaggio del Mendrisiotto e sulla qualità di vita dei suoi abitanti
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