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12 aprile 2015 7 12 /04 /aprile /2015 22:22

Il sale della terra

In queste settimane nelle sale cinematografiche ticinesi è proiettato «Il sale della terra», un film che scuote l'anima nel profondo e invita ad agire: da non perdere. Esso tratta la vita e l'opera del più grande fotografo vivente, il brasiliano Sebastiao Salgado, testimone d'eccezione della condizione umana e della situazione in cui si trova il nostro pianeta.

Egli ha ritratto, per buona parte della sua attività professionale, gli esseri umani (il sale della terra, come li definisce il regista Wenders) o impegnati nelle loro attività quotidiane o coinvolti in migrazioni di massa, guerre, catastrofi ambientali.

Le esperienze di orrore vissute tra gli anni Ottanta e Novanta hanno fatto perdere a Salgado quasi ogni speranza di salvezza per la specie umana, mossa da una follia che ha causato milioni di morti e che sta conducendo alla distruzione delle basi naturali che permettono la vita su questo, ancora in gran parte, meraviglioso pianeta. Salgado ha ritrovato la speranza grazie, anche, a due lavori. Il primo è il progetto di ricerca fotografica «Genesi» (2004-2012), dedicato alla riscoperta del rapporto equilibrato esistente tra uomo e natura che caratterizza ancora oggi il modo di vivere di molti popoli indigeni. Il secondo è un'iniziativa intrapresa con sua moglie: la riforestazione di seicento ettari di terra di proprietà della sua famiglia, che avevano subito un collasso ecologico a causa di uno sfruttamento sconsiderato, oggi trasformati in parco pubblico protetto.

Se il reportage nell'Etiopia della carestia sfruttata dal dittatore comunista Menghistu per punire le popolazioni in rivolta o quello sul genocidio in Ruanda sono molto duri, le fotografie del progetto «Genesi» o le immagini della trasformazione da terra arida in via di desertificazione a foresta pluviale rinata sono invece un richiamo alla capacità dell'uomo di amare se stesso e tutto ciò che lo circonda, in un rapporto di empatia che è alla base dell'ecologia.

Cambiare rotta e ritrovare un modo di vita rispettoso del pianeta che ci ospita oggi è una necessità, tanto nella nostra vita quotidiana quanto in politica. Solo chi ha l'ecologia come bussola d'orientamento può costruire un futuro migliore per tutti.

I rappresentanti dei Verdi in questi anni hanno lavorato a ogni livello istituzionale (Gran Consiglio, Municipi e Consigli comunali) con grande impegno e serietà, proponendo soluzioni realizzabili che tutelano uomini e ambiente. I Verdi – partito e candidati – meritano di essere sostenuti sia per il Consiglio di Stato sia per il Gran Consiglio.

Tiziano

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24 agosto 2014 7 24 /08 /agosto /2014 23:17

dedico a una persona che avrebbe compiuto gli anni oggi questa bellissima poesia di Henley.

È la poesia che tenne compagnia a Nelson Mandela durante la prigionia e che tiene compagnia a tutti coloro che lottano contro il modo utilitaristico di concepire l'esistenza, gli esseri umani, la natura, il patrimonio culturale e paesaggistico.

Tiziano

INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio quali che siano gli dei
per la mia anima invitta.

Nella morsa delle circostanze,
non mi sono tirato indietro, ne’ ho pianto.
Sotto i colpi d’ascia della sorte,
la mia testa sanguina, ma non si china.

Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime
appare minaccioso ma l’orrore delle ombre,
e anche la minaccia degli anni non mi trova,
e non mi troverà spaventato.

Non importa quanto sia stretta la porta…
quanto piena di castighi la vita.

Io sono il padrone del mio destino.
Io sono il capitano della mia anima.

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12 dicembre 2012 3 12 /12 /dicembre /2012 19:41

Pubblico la risoluzione adottata sabato a Brè sopra Lugano dalle associazioni in difesa del territorio ticinese riunite, come ogni anno, per scambiarsi idee e esperienze.

Mentre la distruzione del patrimonio storico, del paesaggio e delle terre agricole proseguono a ritmo sostenuto i governanti tengono nei cassetti norme che potrebbero aiutare a diminuire questo scempio o almeno a contenerlo, Nel 2013 vi sarà battaglia su questo tema, in particolare sulla modifica della legge federale sulla pianificazione del territorio. tornerò presto a parlarne.

Tiziano

 

Risoluzione delle Associazioni dei cittadini in difesa del territorio del Cantone Ticino

Da decenni in tutta la Svizzera si constata un costante processo di urbanizzazione senza precedenti e un allarmante consumo di territorio.

Il Cantone Ticino non sfugge a tale dinamica, anzi, con l’aggravante che il fondovalle è assai limitato e quindi ancora più fragile e prezioso; inoltre la vicinanza alle zone di frontiera contribuisce ad aumentare l’inesauribile richiesta di terreni edificabili. In alcune regioni particolarmente sensibili, come il Mendrisiotto o il Pian Scairolo, gli equilibri tra sviluppo e sostenibilità ambientale si sono rotti ormai da anni; mentre altri scenari simili, ad esempio il Piano di Magadino, si stanno aprendo. È necessario un cambiamento di direzione.

Nel giugno del 2011 il Gran Consiglio ha approvato la Legge sullo sviluppo territoriale (LST), malgrado la richiesta di rinvio avanzata dal Partito socialista, e appoggiata dai Verdi, che chiedeva di presentare contemporaneamente la normativa sulla compensazione di vantaggi e svantaggi derivanti dalla pianificazione.

Il Consigliere di Stato Marco Borradori, nella seduta del Gran Consiglio del 20 giugno 2011, aveva promesso di elaborare il relativo messaggio al più tardi entro l’autunno del 2011.

Il 6 aprile 2012 Fabio Canevascini e cofirmatari hanno inoltrato un’interrogazione con la quale si chiedeva di motivare il ritardo nella presentazione al Parlamento di questa norma e, soprattutto, di indicare un termine entro il quale la presentazione sarebbe avvenuta. Il Consiglio di Stato, nella sua risposta del 17 aprile 2012, affermò che l’Esecutivo stava esaminando una proposta proprio in quelle settimane.

Le Associazioni sono preoccupate perché dall’approvazione della LST nel giugno 2011 sono state presentate, o sono in fase di elaborazione, da parte di diversi Comuni, varianti di Piano regolatore che rientrerebbero nel campo di azione della normativa sulla compensazione. La sua non entrata in vigore arreca un danno finanziario allo Stato e favorisce le speculazioni immobiliari e gli azzonamenti a discapito del territorio e della salvaguardia del suolo, la cui utilizzazione, secondo l’art. 75 della Costituzione federale, deve essere «parsimoniosa». 

Ritenuto che il Consiglio di Stato, mancando di presentare la normativa, assiste passivamente alla distruzione del territorio e del paesaggio del Cantone,

 

le Associazioni dei cittadini in difesa del territorio del Cantone Ticino, riunite oggi, sabato 8 dicembre 2012, a Brè,

 

chiedono al Consiglio di Stato di licenziare immediatamente all’attenzione del Gran Consiglio il messaggio riguardante la normativa sulla compensazione di vantaggi e svantaggi derivanti dalla pianificazione.

 

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10 giugno 2012 7 10 /06 /giugno /2012 20:27

Pubblichiamo la presa di posizione della STAN sulla votazione del 17 giugno concernente Ascona: il referendum lanciato da Socialisti e Verdi è riuscito e ora i cittadini devono pronunciarsi sul cambiamento di zona - da agricola a edificabile - per un terreno avente una superficie di 14'500 mq.

La distruzione delle terre agricole prosegue senza requie grazie a una classe politica irresponsabile, troppo legata a interessi forti e a una visione a cortissimo termine; speriamo che la popolazione di Ascona sia lungimirante e sconfessi la maggioranza dei partiti politici; la battaglia è impari.  

 

Ascona: NO all’ampliamento della zona edificabile sul delta della Maggia!

I cittadini e le cittadine di Ascona si recheranno alle urne il 17 giugno prossimo per esprimersi su una modifica del Piano Regolatore comunale che prevede la messa in zona edificabile di 15'000 mq di terreno agricolo della Terreni alla Maggia S.A.. La STAN invita la popolazione asconese a respingere questa proposta, perché in tutto il Cantone e anche ad Ascona le superfici edificabili sono largamente in esubero rispetto al prevedibile utilizzo nei prossimi 10 o 20 anni, percui non vi è alcun bisogno di allargare ulteriormente la zona edificabile. La salvaguardia rigorosa del territorio agricolo, in specie quello pregiato (zone SAC o comunque facilmente sfruttabili sia per la campicoltura che per la foraggicoltura), è indispensabile se vogliamo salvare un’agricoltura vitale, e questo soprattutto nei fondovalli e nei pressi dei centri urbani dove maggiore è la pressione per altre utilizzazioni del territorio.

La salvaguardia del territorio agricolo significa poi contemporaneamente pure salvaguardia del paesaggio e di spazi naturali aperti, e rappresenta un’esigenza irrinunciabile pure per l’attrattività turistica del nostro Cantone. È inoltre importante evitare di creare un precedente che relativizzerebbe la salvaguardia del territorio agricolo; occorre un segnale chiaro contro una progressiva cementificazione una fetta dopo l’altra del territorio agricolo cantonale (nel caso specifico in particolare quello del delta della Maggia: il Municipio di Locarno attende solo che passi questo azzonamento per andare alla carica pure esso contro le residue zone agricole sotto la sua giurisdizione…). Perdipiù nella revisione generale del P.R. recentemente adottata dal Consiglio comunale di Ascona, accanto all’azzonamento del terreno agricolo in questione contro cui è stato promosso il referendum, sono stati decisi altri ampliamenti delle superfici utili lorde edificabili (per es. portando da R3 a R5 alcune zone); quindi il restringimento della zona agricola sul delta della Maggia a maggior ragione non si giustifica.

In linea generale occorre rammentarsi pure di un antefatto storico: gran parte di questi terreni sul delta (non quello su cui si vota il 17 giugno che venne acquistato più tardi) vennero acquisiti nel 1942 (tramite la Terreni alla Maggia S.A.) dalla ditta Bührle: l’acquisto non fu un casuale o disinteressato amore all’agricoltura di questa industria, ma il risultato di una precisa volontà politica: l’autorità federale – di fronte alle richieste di varie parti politiche di tassare i “profitti di guerra” di alcune industrie che fiorivano vistosamente nelle ristrettezze di quei tempi – decise, anziché istituire una tassa, di indurre tali industrie a investire nell’agricoltura nazionale, nelle bonifiche fondiarie, nella creazione di aziende agricole modello, come appunto divenne la SA della Bührle sul delta. Pur essendo ovviamente cambiati i tempi, sarebbe quindi malvenuto che quella provvida decisione dei tempi del Piano Wahlen si trasformasse oggi in una speculazione immobiliare colossale da parte di questa SA.

Analizziamo le ragioni addotte dalle autorità asconesi per questa modifica di Piano Regolatore. Il Municipio cita come motivo di questo azzonamento l’interesse della proprietaria a poter fare con i proventi della vendita in questione degli investimenti nella propria azienda agricola e soprattutto nel settore alberghiero (essa è infatti proprietaria dell’albergo Castello del Sole); parimenti il Municipio del Borgo asserisce che favorire tali investimenti sarebbe nel precipuo interesse di Ascona in quanto Comune a vocazione turistica.

Queste ragioni non possono essere ritenute sufficienti a giustificare una deroga a una legge cantonale, che per definizione è preminente su considerazioni di interesse privato o comunale. Infatti le argomentazioni sopra accennate attengono a interessi pecuniari privati; se si giustificasse una diminuzione del territorio agricolo per tali motivi, non la si potrebbe praticamente più rifiutare in nessun altro caso, motivo per cui la legge verrebbe completamente vanificata. Perdipiù si tratta di aree SAC, cioè aree agricole pregiate adatte all’avvicendamento colturale, che sono comprese in un catasto cantonale (imposto dalla Confederazione) che nel Cantone Ticino annovera 3500 ha di superfici….che faticano però ad essere consolidate e sancite nelle pianificazioni comunali. Inoltre, secondo la legislazione vigente una sottrazione di terreno agricolo è fattibile solo se vi è un chiaro interesse pubblico (per es. per approntare infrastrutture pubbliche) e se essa è rigorosamente necessaria (per es. quando il proprietario o l’ente pubblico non possano realisticamente costruire altrove una struttura di cui abbisognano). Né l’una né l’altra di queste condizioni è data nel caso che ci occupa. Il Comune di Ascona non può certo far valere un interesse pubblico alla lottizzazione di questo terreno privato, perché il Borgo  non ha una necessità impellente di superfici edificabili, prevedendo il P.R. vigente una contenibilità teorica di quasi 20'000 unità abitative, laddove la popolazione residente non arriva nemmeno ai 6000 abitanti (12'000 se comprendiamo pure i letti turistici). Ma occorre dire che nemmeno l’argomento addotto dalla proprietaria è pertinente: non solo esso non sarebbe sufficiente a norma di legge per giustificare una diminuzione di terreno agricolo, ma è pure smentito dal fatto che la Terreni alla Maggia S.A. possiede sul territorio di Ascona altri terreni edificabili: si tratta di 3 particelle a lago per complessivi quasi 25mila mq, che sono, dedotti i vincoli sulla distanza dal lago ecc., in buona parte edificabili. Un ulteriore terreno edificabile è stato invece recentemente venduto dalla stessa a un promotore immobiliare. Non appare dunque così evidente che essa abbia bisogno di lottizzare il terreno agricolo oggetto della modifica di P.R. per finanziare gli investimenti nella propria struttura alberghiera….

Per questo motivo secondo la STAN, indipendentemente da cosa decideranno i cittadini di Ascona, il Cantone non potrebbe e non dovrebbe in ogni caso concedere la sottrazione di questa importante porzione di territorio agricolo.

Giova rammentare altresì che la Legge sulla conservazione del territorio agricolo prescrive giustamente che il compenso per ogni superficie agricola sottratta deve essere in primo luogo una superficie sostitutiva; solo quando ciò non sia manifestamente possibile nella stessa regione è ammesso il compenso finanziario (che nel caso specifico la proprietaria, et pour cause!, si è impegnata a sostenere per intero: si tratta di poco più di 400'000.- franchi, una inezia in confronto al vantaggio finanziario che essa trarrà dall’operazione).

La STAN invita quindi la cittadinanza di Ascona a voler respingere la modifica di P.R. sulla quale essa è chiamata a votare.

Il Consiglio direttivo della STAN

 

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24 aprile 2012 2 24 /04 /aprile /2012 21:11
Nell'ambito del ciclo sui Beni Comuni che ho organizzato per l'associazione culturale Club Plinio Verda venerdì 27 aprile, al Canvetto Luganese, alle 18.30, vi sarà la conferenza-dibattito con
il dott. Giulio Foletti (Ufficio dei beni culturali del Dipartimento del territorio)
e
l'arch. Riccardo Bergossi (Società ticinese per l'arte e la natura) dedicato a
La politica di tutela dei beni culturali.
 
Una conferenza sui principi seguiti dal Cantone per tutelare i beni e sui principi che ispirano l'azione della STAN; seguirà un dibattito che spero permetta di approfondire questo tema fondamentale e di lanciare proposte di modifiche legislative ventilate per esempio dal prof. Bernhard Furrer (nei suoi articoli e nell'intervista che abbiamo pubblicato poco tempo fa).
 
È importante mobilitarsi visto che i politici - meglio: la grande maggioranza dei politici - ritengono i cittadini colpevoli di non essere sufficientemente attivi (non intervenendo per esempio nelle procedure di revisione/approvazione dei Piani regolatori) e di agire solamente quando la situazione è sfuggita di mano, come nel caso del giardino-parco della Casa Rossa di Hermann Hesse a Montagnola.
 
Negli ultimi anni sono sorte molte nuove associazioni perché sempre più cittadini in tutto il Ticino sono indignati e si rivoltano contro i continui attacchi al paesaggio, alla cultura, all'identità, alla salute permessi da pianificazioni territoriali insostenibili e da troppi politici interessati al saccheggio o colpevolmente  inetti.
Tiziano
   
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2 dicembre 2011 5 02 /12 /dicembre /2011 23:42

Merdoledì 30 novembre e giovedì 1° dicembre il prof. Riccardo Petrella ha tenuto due conferenze in Ticino. La prima organizzata dal Club Plinio verda al Canvetto Luganese "Beni comuni: per una nuova politica. Dalla predazione della vita al vivere insieme", la seconda organizzata dall'Accademia di architettura di Mendrisio "La città dei beni comuni. Un nuovo Mediterraneo". Ne faremo un breve resoconto più in avanti perché il tema dei Beni Comuni è vitale.  

  

Il prof. Petrella si dedica alla difesa dei beni comuni da una trentina d'anni e mai come ora l'agenda politica dell'Occidente e del monto intero ha bisogno di reperire valori e principi diversi, opposti a quelli dominanti negli ultimi trent'anni che si fondano sulla privatizzazione, la liberalizzazione e la deregolamentazione. La politica deve rigettare l'ideologia che ha dato origine al «finanzcapitalismo» (per riprendere il termine usato dal sociologo Gallino) che si è rivelato irresponsabile socialmente, insostenibile per l’economia e l’ambiente e oligarchico politicamente. 

Altrimenti la mercificazione di tutto - dall'acqua alla terra fertile, dalle foreste agli esseri umani - ci porterà all'autodistruzione.  Resa visibile dalla speculazione immobiliare e dalla cementificazione che stanno devastando i nostri territori e paesaggi e con essi anche la nostra anima.

 

Recentemente è scomparso James Hillman (ne riparleremo, in particolare del suo concetto di anima mundi), psicoanalista di matrice junghiana e filosofo, che in un'intervista con Silvia Ronchey ha detto che "è il nostro pensiero occidentale a produrre il tipo di mondo in cui viviamo. (...) La vera domanda è: cosa dobbiamo fare con le nostre menti che stanno distruggendo il mondo? come possiamo correggere le nostre idee?". Seguire i saggi che ci aiutano a capire il mondo e seguire i suggerimenti che certi luoghi speciali ci trasmettono, come i parchi e i giardini storici ricchi di natura, di amore e di cultura: proprio ciò che manca oggi. 

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7 settembre 2011 3 07 /09 /settembre /2011 22:26

Lunedì 5 settembre il Consiglio comunale di Mendrisio ha preso una decisione importante che presenta incognite ma anche un passo avanti nella direzione auspicata dal Comitato Parco di Villa Argentina: sulla decisione torneremo settimana prossima. 

Vi è ancora molto lavoro da fare ma vale la pena battersi con tutte le energie e forze per realizzare i sogni che ci hanno animato e ci animano.

 

Desidero dedicare a tutte e a tutti coloro che hanno creduto nella petizione per la ricostituzione del Parco di Villa Argentina un pensiero di due autori particolarmente cari: 

 

il primo di  Clarissa Pinkola Estès presente nel suo ultimo libro pubblicato da Frassinelli, "Forte è la Donna":

 

Sogni: malgrado tutto, noi ci rialzeremo

 

Quando non si facessero più sogni audaci,

anche le azioni audaci sulla Terra cesserebbero.

 

I sogni audaci sono il carburante indispensabile

per il motore del Fare.

 

I sogni audaci sono la miccia d'oro

per la forza vitale dell'Essere.

 

Ciò che non si può sognare

non si può fare.

 

Rialzatevi!

Non impeditevi di sognare,

seminate ovunque i sogni più belli,

i sogni più audaci

sorti dall'Anima con un ruggito.

 

Clarissa Pinkola Estès

 

 

E ora il pensiero di Riccardo Petrella, professore all'Accademia di architettura a Mendrisio, tratto dal suo "Il diritto di sognare" (Sperling & Kupfer Editori):

 

"In ogni società, il possibile è ciò che i poteri in carica considerano permesso, dunque accettabile sul piano politico, economico, sociale ed etico. Rappresenta il campo di gioco ed è delimitato da leggi e regole fissate da chi, legittimamente, per scelta (elezioni) e adesione delle popolazioni, o illegittimamente, attraverso la violenza, ha il potere dell'autorità e della forza. In altre parole, l'impossibile è ciò che i grupppi dominanti considerano inaccettabile, non realizzabile.

Per questa ragione i detentori del potere hanno sempre amato dire che "la politica è l'arte del possibilie", alimentando così lo spirito di conservazione delle leggi e delle regole stabilite; queste sono considerate i soli spazi all'interno dei quali l'azione detta "efficace" è possibile, ivi compresa quella che mira al cambiamento.

  (...) non si può sterilizzare il sogno e ridurlo al "sogno del possibile": il diritto di sognare - il potere del sogno - appartiene a tutti. È ora di incoraggiare e alimentare i sogni che proiettano visioni e strategie dell'avvenire fondate sull'amicizia, la solidarietà e la giustizia, sulla cooperazione e l'uguaglianza (...)"

 

 

 

 

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29 agosto 2011 1 29 /08 /agosto /2011 23:14
Sul Giornale del popolo del 20 marzo 2010 è apparso l'articolo di Tarcisio Cima "Territorio e lacrime di coccodrillo" che non ha perso nulla in attualità.

Non condividiamo un'idea espressa nell'articolo: se l'idea di stadio-centri commerciali è demenziale (soprattutto quella ipotizzata nel 2010 e che ora sembra fortunatamente sfumata)  non ci sembra neppure buona quella di insediare attività industriali: perché mai si dovrebbe cementificare ogni spazio ancora verde con industrie? per fare la fine di San Martino o del Pian Faloppia?

Infatti il cosiddetto Parco tecnologico del Pian Faloppia dovrebbe insegnare qualcosa! Non doveva essere "un progetto che privilegia e sostiene l'insediamento di imprese innovative" (come si legge nel sito internet pianfaloppia.com)? 150'000 mq che non sono stati occupati da imprese innovative, bensì occupati dalla logistica, altro mostro-ingoia-spazio - assieme ai centri commerciali - di questi decenni, che si sta mangiando il Mendrisiotto, come ha ben spiegato l'arch. Tita Carloni in diversi scritti e conferenze.

Sempre sul sito citato si legge una vera perla (evviva la coerenza: bello sviluppo tecnologico-industriale!): "La presenza di ottime infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie, l'ottima dotazione di reti di comunicazione telematiche, la vicinanza con importanti piazze finanziarie e il diffuso multilinguismo della forza lavoro hanno negli anni favorito l'insediamento di colossi nel campo della logistica, quali Goth, Gondrand, ABX Saina, Hoyer, Schenker, Hupac. (...)": ma dove sono finite le "imprese innovative"?

Bisognerebbe ristudiare, per tutto il Cantone, le vere necessità a cominciare da tutte le aree destinate all'industria e all'artigianato occupate abusivamente dai centri commerciali - o meglio, con la complicità delle autorità politiche - o non occupate e rimaste cattedrali nel deserto; poi bisognerebbe anche seriamente difendere quelle destinate all'agricoltura, attività vitale vergognosamente sacrificata da tutti!

 

TERRITORIO E LACRIME DI COCCODRILLO
Forse sarebbe più dignitoso se la smettessimo di lamentarci per come abbiamo maltrattato il territorio urbano e suburbano ticinese. Perché sono in gran parte lacrime di coccodrillo. Il coccodrillo che, dopo aver dilaniato per l’ennesima volta le carni vive della vittima, versa lacrime abbondanti, nell’attesa - brevissima - che gli ritorni l’appetito. Certamente tutte lacrime di coccodrillo sono quelle versate per deplorare la disordinata proliferazione dei centri commerciali. Quasi tutti, compresi molti di coloro che l’hanno voluto e attuato in prima persona, criticano quanto è stato fatto: l’aver sacrificato ai centri commerciali - nella più completa anarchia - il Pian Scairolo, la Piana di San Martino a Mendrisio, ampie zone sui due lati del Piano di Magadino (da Camorino a Quartino, da Riazzino a Tenero), una vasta area a Castione, senza contare gli innumerevoli insediamenti, vecchi e nuovi, sparsi per ogni dove. Eppure si continua allegramente a costruire, a progettare, a discutere di nuovi insediamenti. Alcuni di essi, i più grossi, sono ora abbinati alla costruzione di un nuovo stadio per il calcio, ormai diventato il moderno cavallo di Troia per introdurre nella mai sazia "citta-Ticino" nuovi centri commerciali. Non so se in Ticino siano necessari uno o più nuovi stadi. Può anche darsi che lo siano.
Ma il politico che si batte (legittimamente) per l’uno o l’altro progetto deve sapere – e deve dirlo ai suoi elettori – che anche uno solo, ovunque lo si realizzi, quali che siano i promotori iniziali e l’abbinamento con altre attività, entro poco tempo resterà interamente sul gobbo dell’ente pubblico, cioè dei cittadini. Non ha insegnato niente la travagliata vicenda degli impianti di risalita? Nel solo Bellinzonese addirittura tre ubicazioni si contendono, con fortune alterne, l’ambita realizzazione. Nessuno demorde, ognuno continua imperterrito ad investire energie e risorse finanziare pubbliche e private. Al momento attuale sembra avere il vento in poppa il progetto di Castione. Qui una società italiana propone il modello della “cittàmercato”, meglio conosciuto in Italia con il nome di “outlet”: un investimento da 250 milioni di franchi, oltre un centinaio di negozi di ogni genere su 50.000 mq di superficie, con l’aggiunta delle strutture ed attività più disparate: 4-5 ristoranti, sale gioco, bowling, spazi per manifestazioni, wellness, poliambulatorio medico, laboratorio dentistico polivalente, ufficio di rappresentanza comunale, perfino una “città dei bambini”, dove questi verranno parcheggiati – per non disturbare gli acquisti degli adulti – e potranno «imparare ad impastare e cuocere il pane o a fabbricare il cioccolato». E lo stadio in aggiunta, ormai quasi solo come “optional”. Pure una “città del sesso” nei paraggi?
A me sembra che l’offerta di centri commerciali in Ticino sia già ora sovrabbondante, abnorme perfino, rispetto alle necessità dei ticinesi, dei turisti che soggiornano in Ticino, di quelli che lo attraversano e pure di quelli che ci vengono solo per gli acquisti. È mai possibile che non riusciamo a vedere e a porci un qualche limite in questo campo? Veramente riteniamo sensato e sopportabile per il territorio realizzare a Castione un gigantesco complesso commerciale che, nelle intenzioni dei promotori, vuole attirare 5 milioni di clienti all’anno, un terzo dei quali dovrebbe provenire da 200-300 km di distanza, a 2-3 ore di trasferta in auto? Siamo sicuri che l’attuale interesse degli italiani per gli acquisti in Ticino rimarrà tale nel tempo? Non ha insegnato nulla la storia delle altalenanti fortune (e sfortune) del commercio di frontiera nel Mendrisiotto? Più che a nuovi insediamenti, non sarebbe meglio pensare a mettere un minimo di ordine e di qualità nel marasma di quelli esistenti?
In Ticino abbiamo ancora pregevoli centri di città e di borghi, la cui vitalità è però sempre più minacciata dal moltiplicarsi di centri di acquisto ai loro margini. Pensiamo a recuperare e valorizzare, anche dal punto di vista commerciale e turistico, quel prezioso patrimonio originario, piuttosto che inventarci nuovi mostruosi surrogati artificiali nell’immediata periferia. A Castione la “città-mercato” dovrebbe sorgere su quella che oggi per il Piano regolatore comunale è zona industriale. Una zona industriale piuttosto dimessa ed “incasinata” come tante altre, ma che rappresenta forse l’ultima area di una certa ampiezza – ed ottimamente posizionata – sulla quale si potrebbe organizzare ed attrezzare una moderna zona industriale degna di questo nome. Non c’è programma di partito, non c’è politico che non proclami la necessità di mantenere e sviluppare un settore industriale forte e competitivo, di puntare sulle tecnologie più avanzate e sugli ambiti di attività più promettenti; attorno alla lotta per la salvaguardia delle Officine di Bellinzona è nata l’idea di costruire un “polo tecnologico” dedicato al settore dei trasporti ferroviari. Ma dove le mettiamo poi tutte queste belle attività, se ogni spazio pianeggiante ancora disponibile lo riempiamo di depositi, di magazzini e di centri commerciali?
TARCISIO CIMA

  

Riproponiamo anche l'articolo che accompagnava quello di Cima, così da avere la visione completa.

 

Anche Castione pianifica la sua città dello shopping

Sottoposto al Cantone il Piano che apre la strada a stadio e centro commerciale. Rilancio dell’area industriale ad ovest della ferrovia, riordino del tessuto residenziale e viario, più la “prima ticinese” di una zona a luci rosse. E se dovesse arrivare lo stadio...

 

Arbedo-Castione pensa in grande. Con il suo Piano d’indirizzo consegnato giovedì scorso al Dipartimento del Territorio, mette sul piatto un menù urbanistico completo e variegato che comprende il rilancio dell’area industriale e commerciale ad ovest della linea ferroviaria, il riordino dell’attuale comparto commerciale e residenziale ad est (zona Coop), la sistemazione dell’assetto viario in generale (comprese piste ciclabili e pedonabili) e persino, prima assoluta in Ticino, la destinazione di una precisa area per l’insediamento di locali a luci rosse. Ma Arbedo- Castione conta anche di stravincere il “derby” con la città di Bellinzona candidandosi a luogo ideale per il futuro stadio granata con centro commerciale annesso e connesso. Un progetto ambizioso e, per molti aspetti un “unicum” che, dopo l’esame preliminare del Cantone (previsto in circa quattro mesi), costituirà la premessa di una variante di Piano regolatore che dovrebbe approdare per l’approvazione in Consiglio comunale entro la fine dell’anno.
Quello presentato giovedì è l’anteprima di uno strumento pianificatorio, come hanno sottolineato all’unisono il sindaco di Arbedo-Castione Luigi Decarli e il direttore del Dipartimento del territorio Marco Borradori, che rappresenta un progetto modello nonché pilota di sviluppo sostenibile e non solo del polo bellinzonese ma anche di tutto il Cantone. «È dal 2006, sempre in accordo e in collaborazione con il Cantone, che stiamo lavorando a questa variante di Piano regolatore», ha ricordato Decarli.
Borradori ha invece spiegato che a dare una spinta alla valorizzazione di un’area industriale programmata dalla pianificazione cantonale, ma mai decollata - 375’000 mq. di superficie da sfruttare per insediamenti produttivi rimasti praticamente sulla carta - ci hanno pensato le FFS con l’investimento nello scalo di Castione come punto nodale della rete ferroviaria TILO. Un ulteriore input è certamente arrivato nell’ultimo anno, quando s’è palesata la possibilità di costruire, a ridosso di ferrovia e svincoli autostradali già esistenti, il nuovo stadio del Bellinzona. Centro commerciale e stadio, come ha ricordato Decarli, che saranno chiaramente i volani e le priorità del progetto di “Nuova Castione”. Se si arriverà alla licenza edilizia e a posare la prima pietra, tutto si muoverà intorno a questa “cittadella” dello shopping e dello sport. Con particolare attenzione, ha spiegato Decarli, ad una viabilità sostenibile e non invasiva «che permetta alla nuova area commerciale di svilupparsi restituendo una destinazione tipicamente residenziale e più ordinata al nucleo di Castione». 
MAURO GIACOMETTI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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1 agosto 2011 1 01 /08 /agosto /2011 22:17

Oggi si festeggia la nostra bella patria: bella per il paesaggio, per determinati valori che l'hanno ispirata nel corso dei secoli e anche per aver dato i natali o ospitalità a persone straordinarie, come Denis de Rougemont.

Di questo filosofo e scrittore, nato a Neuchâtel nel 1905, abbiamo ripreso nelle Pagine una definizione di città che dovrebbe ispirare i politici degni di tale nome.

 

Oggi ci sembra buona cosa citare alcuni passaggi dell'intervista che Guido Ferrari gli fece per la Televisione della Svizzera italiana nel mese di settembre del 1985, a pochi mesi dalla sua scomparsa; l'intervista è stata pubblicata nella pregevole collana "testimoni allo specchio" pubblicata da Jaca Book /Casagrande.

 

"Ci sono due grandi finalità che dividono l'umanità e che agiscono in ogni uomo: la potenza, da una parte, e la libertà dall'altra. 

In entrambi i casi si tratta di un potere. La potenza - mi stia bene a sentire perché rissume tutto il mio pensiero in proposito - è il potere che si vuole prendere sugli altri; la libertà è il potere che si vuole prendere su se stessi.

(...) Siamo noi a dover fare questa prima scelta: vogliamo la libertà e i suoi rischi, oppure vogliamo a tutti i costi il potere sugli altri, che può portare solo alla catastrofe?"

 

"Vorrei quindi che si ristabilisse come fine della società ... anche se dire una cosa del genere può sembrare enorme, eccessivo ... vorrei che il fine supremo di ogni società e di tutta la vita umana al tempo stesso, fossero queste tre cose: la libertà, inseparabile dalla responsabilità civica nei confronti della comunità, e l'amore, considerato come azione".

 

Il Comitato Parco di Villa Argentina è nato grazie all'unione di persone libere (di pensare con la propria testa), mosse dall'amore per la propria terra e per i beni culturali e la memoria storica che vi si trovano e dal senso di responsabilità nei confronti delle generazioni future, che meritano di crescere avendo come fonte d'ispirazione un bene culturale unico, un  bene comune, che possa fornire  una prospettiva di vita (di città, di urbanistica, di convivenza, di sviluppo sociale ed economico)  alternativa e opposta  a quella brutta, oscena, banale, prefabbricata fornita dalla periferia che è sorta nella piana di San Martino.

Tutti i movimenti e le associazioni di cittadini  sorti negli ultimi anni (la prima è stata probabilmente quella a difesa del Piano di Magadino decenni or sono) da Viva Gandria ai Cittadini per il  territorio del Mendrisiotto a Uniti per Bré ecc. sono spinte da quelle tre finalità: che l'augurio di Denis de Rougemont possa ispirarci nelle nostre comuni azioni e battaglie.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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25 giugno 2011 6 25 /06 /giugno /2011 20:41

La lettura del messaggio municipale ha permesso di capire alcune cose.

 

Per il momento ci limitiamo a formulare un paio di osservazioni di tipo formale (a volte la forma dice tanto quanto la sostanza). A tempo debito ci soffermeremo sul contenuto del messaggio. 

 

1. Avete notato lo spazio dato al riassunto dei due rapporti della Commissione ad hoc, quello di maggioranza sottoscritto dai 6 consiglieri di PLR, PS, Verdi e Lega-Udc e quello di minoranza sottoscritto dai 3 consiglieri PPD?

 

Al rapporto di maggioranza (PLR, PS, Verdi, Lega-UDC) sono dedicate  9 righe.

 

Al rapporto di minoranza (PPD) sono dedicate 16 righe.

 

La democrazia non esige che le parti siano soggette a un principio essenziale, la parità di trattamento?

 

 

2. Il municipio di Mendrisio allega al messaggio alcuni documenti, vale a dire: la mozione 14 ottobre 2009, i rapporti di maggioranza e di minoranza, l'estratto del piano particolareggiato di Villa Argentina e la relazione dell'arch. Reinhart.

 

Perché non allegare - per amore di completezza d'informazione e per amore di un così prezioso parco - la decisione 12 agosto 1985 del Dipartimento dell'ambiente che poneva un vincolo di protezione? 

 

Perché non allegare - per amore di completezza d'informazione e per amore di un così prezioso parco - lo studio "Parco di Villa Argentina e del ricovero Torriani - Relazione sulla proposta di massima per la sistemazione esterna"  dell'arch. Righetti [il documento più completo e interessante dedicato al parco]?

 

Questi documenti - sconosciuti alla stragrande maggioranza dei consiglieri comunali - avrebbero permesso, a chi avesse voluto, d'informarsi dettagliatamente sul valore culturare, storico e artistico del Parco e della relazione con la villa Argentina: evidentemente e considerato tutto quanto visto finora a qualcuno non piace che i citttadini siano informati sul valore culturale di certi beni o di certi luoghi, così li si può distruggere indisturbati (come a Lugano).

 

Considerato che, come detto in entrata, spesso la forma è sostanza, nel caso del messaggio in questione le premesse formali non invitano all'ottimismo.

Prossimamente analizzeremo il contenuto del messaggio.

 

 

 

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